Si è parlato della tutela della salute, della sicurezza dei lavoratori e dell’importanza della formazione nella puntata di Doppio Binario su Le Fonti TV, con l’avvocato Stefania Pezzini, Partner dello Studio Genesis Avvocati e con Giovanni Zucchini, Fondatore di IBeHuman s.r.l.
Qual è il testo normativo di riferimento a proposito di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro?
Stefania Pezzini. Quando si parla di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro il testo normativo di riferimento è il Decreto Legislativo 81 del 2008 che è stato emanato proprio con l’intento di accorpare e di coordinare tutte le norme che in materia di sicurezza sul lavoro si erano stratificate alla data della sua entrata in vigore. È appunto il testo unico della sicurezza sul lavoro in quanto tale il decreto legislativo 81 ha un ambito di applicazione molto basso, in quanto si applica a tutte le aziende sia pubbliche che private indipendentemente dal settore di attività nella quale esse operano e indipendentemente anche dall’aspetto dimensionale in quanto è sufficiente anche la soluzione di un dipendente affinché i precetti del decreto legislativo 81 debbano trovare applicazione all’interno dell’azienda dal punto di vista dei contenuti.
Il decreto in quanto testo unico accorpa tutta la disciplina: va dalla valutazione preventiva che il datore di lavoro deve effettuare per verificare quali siano i rischi connessi all’attività aziendale sino all’individuazione delle migliori e delle misure che devono essere adottate, implementate dal datore di lavoro affinché l’azienda possa appunto riconoscersi come conforme ai precetti del Decreto e la cui violazione a tutti gli effetti può esporre l’azienda all’applicazione di significative sanzioni.
Ci parli di cosa sa si occupa, cos’è e soprattutto qual è la vostra posizione in tema di sicurezza sul lavoro.
Giovanni Zucchini. IBeHuman nasce come progetto evolutivo di un’esperienza imprenditoriale nel settore dell’energia, del petrolio dove questi temi sono stati anticipati dall’ambito internazionale, per cui da prescrizioni che venivano da enti internazionali e attivamente ai grandi danni che possono provocare questo tipo di impianti.
Questa esperienza che abbiamo maturato nei confronti di questo argomento, proprio della sicurezza, della salute, ci hanno portato poi a evolvere il progetto da temi specifici per cui quelli che possiamo ritrovare all’interno della legge per cui una valutazione dei rischi, poi andare a definire che tutti questi ambiti legislativi hanno poi una un imbuto finale che è l’uomo.
C’è poi la persona, i suoi comportamenti, le sue attitudini, il suo modo di agire perché così come individuato anche dal legislatore e non riusciamo a esaurire l’argomento esclusivamente dando delle direttive o imponendo delle regole ma è nel buon comportamento delle persone.
Questo è il progetto su cui poi abbiamo fondato questa nuova iniziativa che aiuta lo sviluppo ulteriormente nel comprendere dei nostri processi umani, nell’agire all’interno dei luoghi di lavoro e non solo.
Questo è in sintesi la nostra idea. Questo progetto si porta dentro un tipo di formazione che non è esclusivamente quella che oggi viene fatta relativa alla legge e ai comportamenti legati alla normativa ma proprio dell’agire umano perché una compressione della nostra intelligenza emotiva del nostro modo di essere del nostro modo di relazionarci con gli altri.
Qual è la dottrina prevalente proprio in questo tema di sicurezza sul lavoro?
Stefania Pezzini. Le norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro mirano evidentemente a tutelare il lavoratore dal rischio di infortuni sul lavoro e da una lettura della giurisprudenza che ormai da dopo 12 anni di applicazione del decreto, ci offre un ventaglio abbastanza basso di casistica.
Possiamo dire che la giurisprudenza è sostanzialmente orientata a riconoscere sempre quando si verifica un infortunio.
Una responsabilità in capo al datore di lavoro o perché non ha adottato le misure necessarie e previste dal decreto legislativo per evitare che gli infortuni si verificassero o perché ha omesso di vigilare affinché le sue prescrizioni fossero effettivamente attuate dai lavoratori e la circostanza
che il lavoratore abbia in qualche modo concorso corposamente nell’accanimento della dell’infortunio non ha mai un effetto esimente della responsabilità del datore di lavoro se non in casi che possiamo considerare del tutto eccezionale quando alla condotta del lavoratore viene riconosciuta la caratteristica di abnormità di esorbitanza e quindi riconosciuta come effettivamente la causa esclusiva dell’evento ma questi sono casi veramente molto molto eccezionali.
Normalmente come dicevo, la responsabilità del datore di lavoro può tutt’al più essere attenuata da un comportamento colposo esclusa dunque quello che obiettivamente appare evidente è che dottrina e giurisprudenza riconoscano sempre datore di lavoro e lavoratore come figure contrapposte rispetto al tema sicurezza sul lavoro e non come due attori che concorrono nella realizzazione di quello che in realtà è un interesse comune, quello dell’esercizio sicuro dell’attività lavorativa.
Quello proposto da voi da IBeHuman può essere visto, può essere inteso anche come un modo diverso di vedere la sicurezza sul lavoro?
Giovanni Zucchini. Abbiamo già sviluppato progetti con aziende, dove l’imprenditore stesso richiama i suoi lavoratori. Il primo obiettivo imprenditoriale che ha è quello di riportare a casa tutte le sere i lavoratori. Non c’è interesse da parte di nessuna classe imprenditoriale per cui abbiamo identificato in un problema una natura di conoscenza culturale, il comportamento dell’attitudine da dentro i luoghi di lavoro. Una volta ci si affidava ai vecchi, a quelli con l’esperienza.
Oggi purtroppo spesso non ritroviamo e per cui dobbiamo dare qualche strumento innovativo. Noi utilizziamo il cinema, utilizziamo come progetto formativo dei gaming. Diamo una mano alle organizzazioni affari che a far in modo che la sicurezza sul lavoro diventi parte della cultura di impresa così come saper fare la cosa non è una cosa esterna non è una regola è un modo di agire.
Quale rilevanza effettivamente ha l’organizzazione del lavoro nella tutela della salute dei lavoratori?
Stefania Pezzini. Sicuramente l’organizzazione del lavoro ha un ruolo centrale in questo ambito tant’è che il Decreto Legislativo 81 che appunto costituisce il testo unico delle leggi in questa materia nell’articolo 15 declina esattamente quelli che sono tutti gli obblighi di tutti gli adempimenti che devono essere compiuti dal datore di lavoro affinché siano rispettate e tutelate alla salute dei lavoratori.
Nel fare questa elencazione ripercorre meglio di quanto non avesse fatto il decreto legislativo 626 del ’94, quelli che sono i quattro pilastri della salute, sicurezza sul lavoro che erano stati riconosciuti dalla direttiva Quadro Europea che sono la prevenzione, la programmazione, la partecipazione l’aggiornamento tecnico dove per prevenzione si parla della valutazione del rischio che deve essere compiuta dal datore di lavoro in via preventiva per assicurare un sistema di procedure che tutelino i propri lavoratori. Per programmazione si intende il servizio di prevenzione e protezione che va a supporto del datore di lavoro per partecipazione i diritti e i doveri del datore di lavoro e del lavoratore di informazione e formazione specifica e per quanto riguarda l’adeguamento tecnico il continuo aggiornamento delle procedure che l’impresa adotta proprio per la tutela del lavoro che devono ovviamente essere costantemente aggiornate sia rispetto all’evoluzione dell’attività dell’impresa sia rispetto alle migliori tecniche che vengono messe a disposizione. Sicuramente l’organizzazione conserva un ruolo assolutamente centrale e non solo deve essere tarata sulle caratteristiche sia dimensionali che relative all’attività dell’azienda ma deve anche essere perfettamente integrata rispetto a tutti gli altri sistemi di gestione che il datore di lavoro ha implementato in azienda.
Si può dire effettivamente che l’organizzazione del lavoro passi proprio attraverso la formazione del lavoratore?
Giovanni Zucchini. Nell’ambito organizzativo ci sono degli sviluppi.
Abbiamo verificato in passato che proprio nello scambio di informazioni tra la direzione aziendale, la sua organizzazione che abbiamo avuto misunderstanding a questo punto di vista e per cui la formazione va anche a correggere questo tipo di situazioni. Una formazione che non è legata al decreto legge ma legato ai comportamenti umani ed è anche per queste ragioni, noi abbiamo nel tempo sviluppato un prodotto diverso rispetto alla
formazione standard sulla sicurezza della salute dei lavoratori che viene data e che è obbligatoria per decreto che accompagna invece le organizzazioni a sciogliere questi nodi. Fare in maniera tale che il nostro personale sia formato anche per rispondere nei confronti di ordini che non ha compreso o di situazioni che a suo giudizio non sono conformi nell’agire, in maniera tale da avere un rapporto di reciprocità. La formazione è centrale, l’aggiornamento è centrale per cui non è un evento che uno fa una volta, come la patente di guida si può permettere di rinnovarla soltanto facendo una visita medica, è un incontro periodico in momenti determinati che sviluppa singoli argomenti ma che recupera sempre quello spirito iniziale di fare in maniera tale che la salute, la sicurezza siano parte delle procedure aziendali. Come ho detto è parte della formazione del prodotto finale dell’azienda non è un di cui questo in sintesi quello che vedo che abbiamo sviluppato sulla formazione e che ci porterà a riuscire finalmente a diminuire le morti sul lavoro, come sappiamo ad oggi in Italia sono una media di tre al giorno è una cifra folle.
Dal nostro punto di vista ecco la formazione è la cura per questo tipo di situazioni
La partecipazione è un elemento essenziale dell’organizzazione del sistema di tutela e sicurezza sul lavoro?
Stefania Pizzini. Il lavoratore è chiamato a partecipare attivamente nell’implementazione nel sistema di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il decreto legislativo 81 mira proprio ad una responsabilizzazione del lavoratore dove nell’articolo 20 comma 2 declina gli obblighi che gravano sul lavoratore. Non è un caso che ponga come primo punto proprio quello di collaborare di contribuire con il datore di lavoro dirigenti e preposti all’adempimento degli obblighi in materia di sicurezza sul lavoro perché dalla condotta del lavoratore discende la tutela sia della propria persona ma anche l’integrità di tutti gli altri lavoratori sui quali inevitabilmente si
riverberano gli effetti della sua condotta.
IBeHuman organizza dei corsi specifici su questo tema. Qual è il vostro approccio e che tipo di consulenza organizzate?
Giovanni Zucchini. Come le dicevo prima, noi ci siamo spostati dalla formazione di legge e abbiamo integrato quel tipo di formazione con un prodotto più mirato a dare questo empowerment forte alle persone, tant’è che dal nostro sito IBeHuman.org si possono rilevare i vari tipi di formazione che possono essere a distanza, in presenza anche dettagliati sul tipo di organizzazione perché una cosa della legge ha chiaramente identificato e che ogni tipo di realizzazione non ha un copia incolla di come si agisce, deve analizzare se stessa e per cui facciamo anche formazione mirata.
In questo momento il prodotto che stiamo lanciando è un prodotto sull’intelligenza emotiva che è un’evoluzione ulteriore perché è un prodotto avanzato rispetto al tema che stiamo trattando perché riporta poi laboratorio nella sua dimensione di essere umano e come essere umano del fatto di uno poi arrivare al lavoro che solo al pensiero può avere le sue preoccupazioni. Tutta una serie di fattori che poi gli impediscono di agire nella maniera corretta durante il lavoro e siccome l’obiettivo dell’imprenditore del lavoratore tornare a casa la sera dobbiamo dargli tutti gli strumenti di questa cosa che gli permetta di succedere e allora queste sono il tipo di prodotto che forniamo noi custom made o standard ma riguardano sempre all’uomo nel suo agire all’interno dei luoghi di lavoro.
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