Tutela del marchio, gli strumenti a disposizione delle imprese

Nella puntata di Doppio Binario condotto da Gabriele Ventura e Simona Vantaggiato, si è parlato di tutela del marchio e degli strumenti giuridici a disposizione delle imprese. Se ne è parlato con l’avvocato Erika Chiaramonte, Partner dello Studio Legale Lombardo e con l'avvocato Sara Citterio, General Counsel di Trussardi.

Nella puntata di Doppio Binario condotto da Gabriele Ventura e Simona Vantaggiato, si è parlato di tutela del marchio e degli strumenti giuridici a disposizione delle imprese. Se ne è parlato con l’avvocato Erika Chiaramonte, Partner dello Studio Legale Lombardo e con l’avvocato Sara Citterio, General Counsel di Trussardi.

Quali marchi possono avere un valore economico e come è possibile calcolarlo?
Erika Chiaramonte. Affinché un marchio possa rappresentare un valore economico per l’azienda questo deve poterlo utilizzare in modo esclusivo per contraddistinguere i propri prodotti o servizi rispetto a quelli di un’azienda concorrente. Quindi è evidente che rappresentano un valore economico per l’azienda i marchi registrati dal momento che la registrazione che conferisce certezza sui diritti di proprietà intellettuale attribuendo al titolare quindi del marchio il cosiddetto diritto di privativa.
Evidente quindi è che per avere un valore economico il marchio deve godere di quelle caratteristiche richieste dal codice della proprietà intellettuale per essere considerato tale ed essere validamente registrato e molto sinteticamente sarebbero l’originalità alla novità, la liceità, la non ingannevolezza nonché il carattere della novità e la capacità distintiva. Proprio volendo collegare questo argomento alla realtà che stiamo vivendo basti pensare che sono svariate le richieste di registrazione di marchi che recano la dicitura coronavirus o Covid-19 anche per contraddistinguere i prodotti o servizi che non hanno a che fare con il settore medico. Proprio questo dimostra come sia fondamentale la costruzione di un marchio perchè basti pensare che termine coronavirus in realtà è il nome scientifico per identificare il virus e sostanzialmente viene poi utilizzato per identificare la malattia quindi non ha quel carattere di originalità o di novità che dovrebbe avere. Peraltro è diventato di uso comune e al tempo stesso non ha anche una capacità distintiva ad esempio altro termine che è stato spesso proposto in questo periodo e che in registrazione con filtri evocando quindi una qualità sicuramente generica del prodotto e quindi anche in questo caso manca la capacità distintiva quindi è proprio a questo periodo rappresenta la prova di come sia fondamentale costruire un marchio e tutelarlo affinché poi questo abbia un valore economico. Accanto ai marchi registrati vi sono poi i cosiddetti marchi di fatto, ovvero quei marchi che pur non registrati sono stati comunque utilizzati nel tempo e la registrazione di tutela ne consente quindi di proseguirne nell’utilizzo laddove vi sia un uso preesistente e il marchio quanto meno rispetto al target di clientela e di un certo territorio abbia oramai è raggiunto notorietà per quell’impresa che lo utilizza. Il valore quindi economico vi è sicuramente per i marchi più per quelli registrati e questo si evince dal fatto che il marchio viene inserito proprio all’interno del bilancio tra le immobilizzazioni immateriali nell’attivo quindi dello stato passivo ed è persino oggetto di valutazione economica e di autonoma mercato in cui l’azienda subisca un fallimento. Fondamentale è comprendere il valore se si deve ad esempio cedere un marchio o conferirlo in azienda ma di fatto non vi è un metodo corretto però ciò che è certo è che vi sono sicuramente i metodi maggiormente utilizzati e validi per poterne valutare quindi appunto il valore che sono quello della redditività del marchio, quello del costo storico del marchio stesso, quello delle royalties che sarebbero appunto i corrispettivi che un terzo sarebbe disposto a pagare per poter ottenere lo sfruttamento del marchio stesso oppure il metodo di mercato che tiene conto delle transazioni che hanno avuto ad oggetto marchi comunque simili.
Ciò che è certo è che su questo valore incide in maniera pregnante la notorietà del marchio di un’azienda.

Qual è il valore intrinseco del vostro marchio?
Sara Citterio. Proprio come diceva poco fa l’avvocato Chiaramonte, ovviamente per determinare qual è il valore intrinseco di un marchio dobbiamo dividere un pò il marchio farlo un pò a pezzettini ed analizzarne tutte le sue componenti perché di solito quando parliamo di marchio inteso in senso tukur. Parliamo probabilmente tutti o comunque tutti abbiamo in mente la prima funzione del marchio che è quella di distinguere un prodotto da altri prodotti ed in questo senso ovviamente il nostro marchio sia nella componente diciamo verbale che è Trussardi ma se anche nella componente figurativa che la famosissima testa del levriero che è stata comunque introdotta da Nicola Trussardi già negli anni settanta, devo dire uno dei pionieri in questo senso nell’ambito della moda italiana è stato molto probabilmente il primo che ha scelto consapevolmente peraltro di rappresentare i valori del nostro brand della nostra maison con il disegno di questo levriero che doveva appunto simbolizzare in una certa maniera l’eleganza anche la velocità il fatto di stare al passo con i tempi e proprio questa identificazione è servita negli anni a costruire non solo quello che è il valore del marchio in sé e quindi comunque il valore che ha questo segno nel distinguere i prodotti che provengono dalla nostra maison rispetto a quella di altri ma anche ha portato tutta una serie di altri valori. Questo è anche il secondo valore del marchio cioè non soltanto quello di contraddistinguere prodotti provenienti da realtà produttive diverse ma anche quello di attribuire ad un determinato prodotto a una serie di prodotti di altri valori.
Io preferisco distinguere in questo senso la parola marchio per riferirmi proprio a quella che è la parte più amministrativa di registrazione di protezione del marchio quindi attribuzione delle privative sui diversi mercati internazionali rispetto a quella componente di valore o simbolica se vogliamo anche chiamarla così, del marchio cioè quella di ricollegare ad un particolare segno tutta quella che è una serie di valori di immagini anche di portati di diverso tipo ad esempio la qualità del prodotto, la garanzia che un determinato prodotto venga da una determinata azienda fa sì che abbia in sé anche una serie di qualità che portano però delle aspettative dei consumatori nei confronti del marchio. Un altro valore che secondo me è fondamentale è proprio la valenza suggestiva cioè questo marchio rappresenta non soltanto il mio prodotto, non soltanto la mia qualità o la qualità che io voglio portare sul mercato per cui io voglio essere riconosciuto, ma anche una serie di valori.
Noi come brand Trussardi siamo nati anche lo diciamo molto spesso, anche nei nostri statement come un brand di Lifestyle.
Abbiamo voluto identificare partendo da quella che era la collezione dei guanti degli anni 50 fino ad arrivare alle collezioni che ci sono adesso e alle attività che comunque sono sempre contraddistinte dal nostro marchio ma che spaziano ad esempio dal food dove abbiamo avuto moltissime soddisfazioni da anche tutti i consumatori quella che è la visione di Trussardi del lifestyle cioè di un’ottica a 360 gradi della vita secondo i valori del nostro marchio.
Quindi il valore del marchio Trussardi abbraccia tutte queste possibili valutazioni di quello che può essere un marchio.

Valore commerciale del marchio, che cos’è e come è possibile accrescerlo?
Erika Chiaramonte. Come abbiamo già detto, il marchio rappresenta di per sé un valore molto importante per l’azienda. Proprio per questo, il motivo per cui moltissime imprese investono sia nella fase di costruzione del marchio sia nella tutela e questo peraltro anche in questo particolare periodo storico, si può essere rivelato vincente questo perché la crisi coronavirus ha sicuramente comportato una crisi per quasi tutti i settori ma in particolare quelli del gusto che è secondo soltanto al settore ricettivo e di quello del turismo per conseguenze causate proprio dalla pandemia.
Questo ha inciso su un valore economico del marchio che comunque si è molto spesso ridotto, però al tempo stesso proprio ciò che sta accadendo ad esempio ci sono veri analisti che hanno dichiarato che dopo il lock down già alcune imprese del lusso sono già riuscite a sfruttare il mercato digitale, il mercato asiatico, riapertura proprio del mercato in particolare cinese per poter nuovamente utilizzare la notorietà dei loro marchi sfruttandoli al meglio e proseguendo. In realtà non riconoscere agli stessi un valore economico, quindi sostanzialmente è fondamentale prendere in considerazione come poiché vi è un valore economico anche se questo sia ridotto per tutte quelle aziende che lo hanno saputo sino ad oggi valorizzare e che lo sanno tutelare. Il momento in cui supereremo questa crisi, ovviamente ritornerà in maniera ponderata preponderante questo valore economico del marchio che come anticipato qui appunto la collega, sicuramente si distingue dai valori che il fruitore finale di un prodotto di un servizio percepisce sul mercato perché quelli in realtà li rappresenta il brand nella sua totalità con quindi tutti quei valori di cui un’azienda si fa portatrice e alcuni di questi i più fondamentali con il made in Italy. Il lusso, la classe, il coniugare la storia e l’innovazione come per marchi anche di quello con cui stiamo discutendo quindi appunto con la collega, potranno anche se utilizzati proprio per riprendere successivamente a questa crisi però questo dimostra anche come sia fondamentale investire sul marchio che sia distintivo e il pegno costruito, perché di fatto l’utente acquista un prodotto perché ovviamente medesima in quei valori a volte disposto a pagare di più soltanto perché si ritiene che quella brand possa volere opporsi a portatore di valori preferibili rispetto a un altro. Al tempo stesso, spesso finisce per riconoscere e per identificare quei valori con il marchio che spesso al suo occhio e quello che caratterizza poi alla fine l’azienda quella capacità attrattiva ed è proprio questo il motivo per cui finisce per essere anche il marchio poi portatore di quei valori di quegli obiettivi che quel brand vuole manifestare sul mercato. Proprio questo è il motivo per cui è fondamentale investire sul marchio e questo può comportare un ritorno da un punto di vista economico, può essere unito grazie alla circolazione nel mercato attraverso accordi commerciali con terzi cioè in buona sostanza si può trasferire il marchio senza peraltro trasferire l’azienda e dietro un corrispettivo di un pagamento in denaro oppure si possono anche concedere delle licenze.

In che modo promuovete e accrescete il valore del marchio Trussardi? Cosa fate in casa Trussardi sotto questo profilo?
Sara Citterio. Dal punto di vista tecnico come avevo anticipato prima, ovviamente poniamo moltissima cura nella registrazione dei marchi nella scelta e nella selezione di quelle che sono anche le classi di prodotto in cui noi andiamo a registrare i segni che intendiamo utilizzare. Prendiamo anche cura del fatto che questi vengano mantenuti ed è un’attività sicuramente molto dispendiosa in termini di tempo ma assolutamente necessaria ed indispensabile per garantire quella che è la funzione economica primaria cioè il primo valore che al marchio cioè la sua possibilità di poter essere comunque utilizzato e sfruttato in tutti i posti in cui viene registrato. Questa è fondamentalmente la prima attività che facciamo e che facciamo anche lato nostro dal punto di vista legale, poi ovviamente l’accrescimento del marchio è anche un accrescimento che come dicevamo prima prescinde un pò soltanto da questa attività amministrativa ma coinvolge anche tutto lo sviluppo del prodotto.
Un’attenzione sicuramente alla qualità, un’attenzione al tipo di comunicazione che viene data anche del marchio quindi noi poniamo moltissima attenzione alla selezione degli eventi anche che vengono fatti, che vengono organizzati a come il marchio viene comunicato verso il pubblico, lo stile stesso, le linee guida di sviluppo delle collezioni sono fondamentali per mantenere una consistenza anche dei valori del brand che deve essere espressa anche da questo punto di vista, ma poi risiede anche nelle piccole cose comunque quelle che però sono più vicine al cliente quindi anche come vengono allestite ad esempio i negozi, come
vengono accolti i clienti all’interno dei negozi e poi anche tutta diciamo il range dei prodotti che vengono offerti che devono avere tutti il medesimo tipo di qualità, devono essere comunque tutti allineati a quelli che sono i valori del marchio. Sicuramente è un’attività particolarmente complessa soprattutto gestire anche prodotti che provengono da diversi tipi di merceologie perché noi ovviamente affianchiamo quelle che sono le nostre collezioni di abbigliamento e di pelletteria che diciamo sono il nostro core business anche tutta una serie di altri prodotti che ovviamente sviluppiamo in collaborazione con i nostri licenziatari perché appunto lo diceva prima l’avvocato Chiaramonte sono quelli che ritengono il nostro marchio di valore, quindi ritengono di poter esprimere i nostri brand all’interno dei loro prodotti e declinarli e quindi cerchiamo anche di fare in modo che tutto questo range di prodotti possa esprimere lo stesso valore che esprima e quello che è prodotto da casa madre.

Quali sono gli strumenti giuridici attraverso i quali un’azienda può effettivamente tutelare il proprio marchio?
Erika Chiaramonte. Mi permetto innanzitutto di osservare che per tutelare davvero il marchio, le aziende dovrebbero avvalersi di una consulenza proprio sin dalla fase di costruzione del marchio perchè eviterebbero di cadere eventualmente in problematiche effettuando degli investimenti inutili.
Basti pensare all’esempio che ho fatto prima quando mi riferivo al marchio che regola illuminazione coronavirus, una consulenza avrebbe evitato di provvedere alla registrazione così come ovviamente la costruzione, la consulenza nella costruzione del marchio.
Bisogna tener conto di tanti elementi che caratterizzano il marchio e la costruzione fondamentale per evitare poiché risulti meticcio comunque simili e possano creare confusione e quindi non abbiano quelle caratteristiche utili per essere meritevoli di tutela.
Altrettanto fondamentale è una consulenza preventiva alla registrazione che riguarda le cosiddette verifiche di anteriorità si chiamano diciamo in gergo di austerità che consentono di verificare se vi siano dei diritti preesistenti da parte di terzi che abbiano comunque già registrato il marchio perché questo consentirebbe di evitare un inutile investimento facendo luogo ad una registrazione che con praticamente certezza sarebbe quell’oggetto di un opposizione o comunque di un contenzioso ordinario.
Successivamente, ma certamente poi lo strumento che è principe per la tutela del marchio è appunto la sua registrazione perché come abbiamo detto da un punto di vista più prettamente, soltanto Zurigo consente appunto al titolare l’utilizzo quindi esclusiva per contraddistinguere
i propri prodotti quindi o servizi simili da quelli degli altri.
In questo modo si evitano quindi appunto quei rischi che il soprattutto per quanto riguarda il mondo del lusso, per quanto riguarda i marchi che hanno raggiunto notorietà, vengano quindi illecitamente sfruttati proprio utilizzando quella notorietà di cui quel marchio andando quindi a utilizzare qualcosa che non è identico non possa essere simile in generale confusione danneggiando così però l’impresa titolare di quel marchio non solo da un punto di vista economico, ma anche eventualmente reputazionale laddove si consideri e molto spesso questi prodotti sono quelli di scarsa qualità e vengono venduti a prezzi più bassi.
Ovviamente per procedere alla registrazione si può procedere a livello europeo a quattro livelli, e questo dipende da quali siano le necessità dell’azienda.
Avevamo anticipato prima poiché vige il principio di territorialità del marchio, quindi questo è valido soltanto del territorio dove si seguì la registrazione è fondamentale individuare dove si vuole procedere alla commercializzazione per capire dove andare a registrare un marchio e ci vengono offerte quattro possibilità cioè semplicemente a livello nazionale quindi in Italia utilizzeremo l’ufficio marchi e brevetti, a livello europeo
l’ufficio europeo per la tutela della proprietà intellettuale, potremmo agire a livello regionale per quanto riguarda invece il Lussemburgo e Paesi Bassi esiste soltanto l’ufficio del cosiddetto Benelux oppure anche a livello internazionale cioè si parte da una registrazione a livello locale del singolo stato regionale per quanto riguarda l’ufficio del bene boss o europeo per poi estenderlo con un 4 stato che sia firmatario del protocollo di Madrid effettuata con la registrazione e anche questo come vi abbiamo già anticipato, perché si aspetti sono tutti i correlati tra loro bisognerà anche tutelarlo successivamente verificando che nessuno ne faccia un indebito sfruttamento e quindi attivando appunto le verifiche circa le eventuali deposito di marchi che possano essere identici o simili che vadano quindi a creare confusione ma non solo. Anche al fine di evitare che si consolidi e mentalmente un delitto in capo ad un nostro concorrente che abbia effettuato la registrazione in quanto se non si effettua una contestazione entro cinque anni vi è proprio la convalida sostanzialmente di quella registrazione e quindi anche con lui ha registrato preventivamente non potrà più contestare nulla a colui che abbia registrato successivamente gli inquirenti, è fondamentale insomma anche il monitoraggio.

L’avvocato Chiaramonte faceva riferimento a quel tipo di marchi insomma che sono molto appetibili anche a livello diciamo europeo mondiale in fase appunto di contraffazione perché molto noti e tra questi sicuramente rientra il vostro marchio Trussardi. Voi come vi proteggete?
Sara Citterio. Io farei prima di tutto una premessa, che in realtà proteggersi dalla contraffazione è quasi impossibile e lo dico in maniera abbastanza laica e senza dover per forza fare strani giri di affermazioni. In realtà l’anticontraffazione ha un costo altissimo e comporta anche l’utilizzo di una serie di strumenti che sono in sé diversificati perché ovviamente in ogni Paese nel quale un marchio, un prodotto, comunque che appartiene ad un determinato marchio viene contraffatto.
Ci sono diverse procedure, alcune anche parecchio costose e soprattutto che richiedono anche moltissimi anni talvolta è anche molto frustrante perché poi alla fine non si riesce ad arrivare al reale contraffattore quindi a punirlo e o comunque a farli desistere da questo tipo di attività.
Purtroppo soprattutto per quello che riguarda il settore della moda, del design, che quello nel quale ovviamente io lavoro, c’è una sorta di paradosso per cui se sei copiato in un certo senso è anche una dimostrazione che comunque il tuo brand è un brand appetibile e funziona sul mercato. Ci sono alcuni livelli, ovviamente non si può andare dei livelli eccessivi perché è logico che la contraffazione poi comunque deve essere fermata, ma ci sono alcuni livello in cui la contraffazione non può che essere malgrado ovviamente i titolari dei marchi e dei design in un certo senso tollerata.
Logico è che ovviamente ci sono degli aspetti che non possono essere assolutamente lasciati al semplicemente al mercato e che sono ad esempio tutte quelle aree nelle quali è necessario intervenire per tutelare anche la salute dei consumatori.
Io preferisco magari intervenire su contraffazioni, poniamo il caso di profumi che sono prodotti che comunque vengono a contatto con la pelle, per cui io non posso assolutamente permettere che i miei consumatori possano venire a contatto con prodotti non solo non fabbricati da me, ma soprattutto che io temo possano avere delle caratteristiche che possano andare a danneggiare la salute dei consumatori piuttosto che magari qualche altro articolo che di per sé può avere un coinvolgimento un po’ meno importante per quello che riguarda i nostri clienti. Per cui è logico che poi soprattutto in un periodo come quello attuale nel quale occorre anche ben selezionare dove intervenire perché i budget non sono ahimè infiniti e quindi come dicevo prima anti contraffazione comporta anche dei costi che non sono solo dei costi ovviamente intellettuali di intervento di scelta e di decisione, ma anche proprio di immagazzinamento della merce contraffatta la sua distruzione e portare avanti le cause. Ecco in questi casi occorre anche avere una serie di procedure di processi per i quali si va a decidere a selezionare quelle che sono effettivamente le contraffazioni che è più opportuno andare a colpire a volte ad esempio nei siti distributivi in modo da cercare di tutelare quanto più possibile il marchio ma anche e soprattutto la salute dei nostri consumatori.

Come avviene la tutela in caso di contraffazione, proprio per quel tipo di marchi come appunto Trussardi che sono noti?
Erika Chiaramonte. Innanzitutto mi ricollego a quello che ha appena detto l’avvocato Sara Citterio per condividerlo perché è evidente come l’anticontraffazione abbia dei gusti notevolissimi. Sicuramente in questo periodo se rappresenti maggiormente un problema però anche questo dimostrare quello che avevamo detto prima, cioè che vi è un vero e proprio investimento e anche di ogni investimento nella tutela per il marchio, è sicuramente in un periodo di crisi come quello che purtroppo ci sta travolgendo. Potrebbe essere anche più semplice investire in queste forme di tutela poiché lo abbiamo detto, questo ritorno poi dal punto di vista anche economico, in linea generale comunque quello che un pacchetto e che secondo proprio ufficio marchi e brevetti contraffare vuol dire riprodurre in modo tale che il marchio possa essere scambiato per l’originale quindi non stiamo parlando sostanzialmente di una copia fedele identica di norma, sostanzialmente è quel utilizzare quelle caratteristiche che abbiamo richiamato prima del marchio quelle che hanno una maggiore impressione.
Quindi per il pubblico, la fonetica il colore per quindi attrarlo facendoli quindi credere che il prodotto in realtà sia riconducibile all’azienda e questo è il motivo per cui è fondamentale come diceva la collega Citterio, evitare che questo avvenga perché lì non soltanto potrebbe comportare un discredito reputazionale in termini di qualità anche là dove appunto i prodotti siano dannosi, gli strumenti effettivamente possono avere talvolta anche dei costi elevati. In alcuni casi ci sono anche delle procedure amministrative un pò più ridotte. Talvolta è proprio la verifica, la sorveglianza che viene molto complesso inizialmente là dove ci si accorga di una contraffazione, si può innanzitutto inviare una diffida e quindi confidare, ovviamente possiamo parlare in questo caso però degli utilizzi più ridotti quando è su larga scala. In questo periodo in particolare, rende molto complessa l’anticontraffazione poiché perché si è diffuso tantissimo la vendita online, ovviamente questo ha facilitato tantissimo l’accrescimento proprio di contraffazione.
Detto questo si può inviare una diffida, se questa ovviamente non sortisce alcun tipo di effetto e si tratta in realtà di una contrattazione ben studiata persino di un marchio che è stato registrato o inconsapevolmente o proprio per sfruttare la notorietà confidando però in realtà che non ci si accorga dell’eventuale rischio di confusione, entro tre mesi dal deposito della domanda di registrazione dell’azienda concorrente eventualmente si può presentare anche opposizione davanti al competente ufficio e questo
consentirebbe l’introduzione di una procedura amministrativa che quindi anche dei tempi e dei costi più ridotti.
Laddove ciò non sia possibile non resta che la strada del procedimento di natura giudiziale che può essere un azione di nullità se il marchio registrato oppure appunto un’azione che si chiama proprio di contraffazione tentando in questo modo di ottenere sia che cessi l’attività illecita sia di ottenere un risarcimento del danno parametrato anche al vantaggio che il competitor sostanzialmente potrebbe avere ottenuto nonché anche provvedimenti come ad esempio sanzioni del caso in cui non si cessi appunto l’utilizzo indebito del marchio e la richiesta ad esempio di pubblicazione anche sulle riviste del settore dell’eventuale provvedimento finale. Ma agli aspetti fondamentali sono quelli che in realtà ha anticipato l’avvocato Sara Citterio, parlando proprio dei costi. Sono quelle procedure di urgenza con i provvedimenti cautelari che si potrebbero chiedere o prima ancora di introdurre il giudizio ordinario in corso del giudizio per ottenere appunto il ritiro dalla merce dal mercato o ad esempio la sua costruzione e questo sì effettivamente comporta molto spesso dei costi elevati che crescono diciamo in conseguenza della notorietà stessa del marchio.

A suo avviso al di là della questione costi che ha evidenziato, se gli strumenti giuridici a vostra disposizione sono sufficienti per un’adeguata tutela.
Sara Citterio. In linea di principio direi di si, soprattutto negli ultimi anni si sono sviluppate tutta una serie di azioni e di prassi che a mio avviso hanno soprattutto, io parlo principalmente per quello che riguarda l’ordinamento italiano, hanno valorizzato l’importanza non solo appunto delle azioni civili ma anche delle azioni penali a tutela dei titolari dei marchi in generale comunque dei titolari di proprietà intellettuale industriale contro i contraffattori.
Soprattutto diciamo a partire intorno al 2009 2010 c’è stata una produzione normativa particolarmente importante che a mio avviso ha particolarmente cambiato questo aspetto della contraffazione. Ha valorizzato anche la contraffazione come vero e proprio reato quindi anche tutti gli interventi legislativi che ci sono stati, penso ad esempio all’inasprimento delle sanzioni per quello che riguarda appunto i reati di contraffazione che hanno preso in considerazione quella che è la serietà del fenomeno contraffattivo, rispetto a quello che era nel passato ma
anche un aumento che c’è stato dei poteri investigativi delle parti lese, che prima erano stati previsti soltanto per alcuni tipi di reati più gravi. Anche il fatto stesso di poter utilizzare adesso le intercettazioni telefoniche che fino a qualche anno fa non era possibile nell’ambito dei procedimenti che trattavano di reati di contraffazione.
Questo ha migliorato notevolmente anche la risposta che l’ordinamento in grado di dare ai titolari di marchi o in generale comunque punto di titoli di privativa industriale nei confronti dei propri contraffattori.
Ovviamente questo non significa che abbiamo raggiunto l’ottimo anche perché appunto ci sono ancora alcuni aspetti relativi ai procedimenti di sequestro, ci sono alcuni piccoli problemi di procedure, anche il fatto di identificare correttamente quella che è la fattispecie di reato per permettere appunto di ottenere il i sequestri dei prodotti contraffatti sono ancora alcuni aspetti sui quali sicuramente si perverrà delle soluzioni migliori in futuro e che sono già stati attenzionati da più parti. Punti un pò critici ecco nella tutela dei marchi contro la contraffazione, poi c’è tutto un altro aspetto che appunto purtroppo per ragioni di tempo l’avvocato Chiaramonte ha soltanto sfiorato, ma che sicuramente fondamentale è che tutto il campo della contraffazione online, anche perché qui riguarda anche non soltanto purtroppo contraffattori che sono all’interno del territorio nazionale ma quasi nella totalità dei casi extra del nostro territorio, qui ci sono tutta una serie di difficoltà che stiamo riscontrando anche semplicemente nel fare delle ricerche preliminari per trovare quelle che sono i contatti a cui anche semplicemente mandare le diffide di cui parlava la collega.
Faccio un esempio, fino a qualche anno fa gli elenchi de Luise che è il registro internazionale cui sono appunto inseriti tutti i titolari dei nomi a dominio, non è più pubblico, per cui per fare delle ricerche e determinare quelli che possono essere i titolari di determinati nomi a dominio che ospitano siti che possono anche ad esempio vendere prodotti contraffatti o fare contraffazione di altro tipo appunto, mentre prima era pubblica, occorre passare attraverso diverse fasi quindi con un dispendio anche di tempo notevole per poter riuscire a risalire all’effettivo titolare. Questa è una difficoltà che è stata posta in nome della privacy ma che in realtà viene un pò a intralciare quella che è l’efficacia e la tempestività di tutta una serie di azioni contro la contraffazione che in teoria dovrebbero essere invece molto più veloci proprio perché internet è intrinsecamente molto veloce e quindi così come compaiono scompaiono questi siti riappaiono magari sotto diverse forme e qui la tempestività dell’azione del titolare del marchio è fondamentale e per il momento ancora non è particolarmente valorizzata.

@Trascrizione Automatica

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