lI tema della sostenibilità ambientale e dell’efficientamento energetico tocca anche il sistema portuale italiano. A raccontare l’impatto degli interventi contenuti nel Recovery Plan sul mondo dei trasporti, e quindi del commercio, è Enrico Molisani, managing partner dello studio legale MR InternationalLawyers, specializzato, tra l’altro, in diritto marittimo e dei trasporti.
Il Recovery Plan europeo contiene interventi mirati e investimenti in materia di trasporti. Come sono stati tradotti in Italia?
Nel Recovery Plan italiano le risorse più ingenti sono dedicate agli investimenti in infrastrutture quali linee ferroviarie ad alta velocità, intermodalità e logistica integrata. In merito alle linee ferroviarie ad alta velocità nel Nord Ovest i fondi saranno impiegati per il nodo di Genova, corridoio Reno-Alpi, Terzo valico dei Giovi. Nel Centro Italia, invece, gli interventi riguarderanno la Orte-Ancona- Falconara, la Roma-Pescara e segmenti della dorsale stradale adriatica. Al Sud verranno migliorate le infrastrutture ferroviarie tra Basilicata e Calabria.
È previsto inoltre il potenziamento della competitività del sistema portuale italiano in una dimensione di sviluppo dei collegamenti di ultimo miglio dei porti, di sostenibilità ambientale ed efficentamento energetico (Green ports).
Quali interventi a suo avviso migliorerebbero il sistema dei trasporti in chiave di sviluppo del commercio?
Dal Recovery Plan italiano sono assenti investimenti nell’ambito delle infrastrutture aeroportuali, non emerge però con chiarezza dal Piano il motivo di questa esclusione. Le risorse maggiori andranno riservate ai porti di Genova e Trieste per rafforzare il loro ruolo di terminali dei corridoi europei Nord-Sud. Non viene però colto il ruolo dei porti del Sud nei confronti del sistema produttivo (manifatturiero e agroalimentare), da cui deriva la forte componente dell’import-export marittimo. Neppure la questione dello stretto legame tra porti e sviluppo delle ZES sembra essere stato preso in seria considerazione.
Quali saranno a suo avviso le prossime evoluzioni in materia? Tornerà ad approfondirle nel prossimo Speciale?
Il tema dei green ports è indubbiamente importante ed è la via obbligata per una transizione ecologica verso la decarbonizzazione e il contenimento degli effetti del cambiamento climatico. Il trasferimento dell’energia dalle linee ad alta tensione alle banchine portuali e da qui alle navi, richiede forniture consistenti e specifiche infrastrutture, ma anche navi appositamente predisposte all’alimentazione elettrica. Su questo versante c’è una forte resistenza da parte degli armatori sia per i maggiori costi dell’energia, sia per gli investimenti necessari per l’adeguamento delle navi. Sostenibilità e resilienza potrebbero entrare presto a far parte del set di vincoli previsti dalle gare di appalto pubbliche. Le aziende e gli investitori che per primi sapranno adeguarsi potrebbero avvantaggiarsi rispetto alla concorrenza. Sarà necessario però predisporre dei parametri ben specifici che circoscrivano e circostanzino i requisiti della sostenibilità e resilienza. Ovviamente il nostro studio continuerà ad analizzare il seguito delle iniziative in tema di Recovery Plan.