Paolo Vernero, Maria Francesca Artusi, Benedetta Parena, partner, e Federico Cattarossi, of counsel di Vernero & Partners, illustrano le funzioni strategiche dell’Organismo di vigilanza e l’importanza di una prospettiva multidisciplinare al rischio.
Qual è il ruolo e che importanza riveste l’Organismo di vigilanza all’interno dell’impresa e come viene percepito?
L’Organismo di vigilanza, quale funzione deputata al controllo sul modello 231, è elemento imprescindibile per garantire efficace attuazione alle scelte organizzative in funzione di prevenzione dei reati. Come noto, il D.Lgs. 231/01 assegna all’OdV il “compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli, di curare il loro aggiornamento”; ma il ruolo di tale Organismo sta diventando sempre più centrale, come emerge dalle best practice, dal crescente interesse della giurisprudenza, dai numerosi interventi da parte di dottrina e di associazioni dedicate alla materia. Temi da sviscerare con attenzione e con l’ausilio di figure di esperienza sono, ad esempio, la composizione dell’OdV da adattare alla realtà concreta dell’azienda; l’organizzazione dei flussi informativi; il rapporto con gli altri organi di controllo, con il risk manager, con l’internal audit; la gestione del whistleblowing.
Cosa significa, per l’impresa, dotarsi di adeguati assetti organizzativi e avere un approccio integrato al rischio 231 anche in chiave anticorruzione e in chiave esg?
La riforma del diritto societario del 2003 ha elevato i principi di corretta amministrazione a clausola generale di comportamento degli amministratori e si può oggi affermare che i modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001 sono ormai ascritti sistematicamente a quelle norme del diritto societario (art. 2381 co. 3 e 5 c.c., art. 2403 c.c., art. 2086 c.c. dopo riforma della crisi d’impresa) che sanciscono il principio di “adeguatezza nel governo societario”. L’adozione del modello 231, infatti, si fonda in maniera consistente su principi più generali di corporate governance e di risk assessment, da adottare in una specifica “ottica 231”. Anche le linee guida di Confindustria (giugno 2021) si soffermano sulla nozione di “approccio integrato al rischio”. Tutto ciò rende sempre più imprescindibile una prospettiva multidisciplinare. Basti pensare al tema dell’anticorruzione sia nel sistema pubblico che nel sistema privato. Oppure ai principi nell’ambito dell’Esg (Environment, Social, Governance) in cui si trovano molti aspetti esposti ai rischi reputazionali ed ai rischi reato 231.
Qual è l’approccio dei gruppi bancari ai modelli 231 e ai nuovi rischi correlati?
Interessanti spunti di attuazione della disciplina 231 si trovano nel sistema bancario. Questo è spesso strutturato sotto forma di gruppi nazionali e internazionali e, in proposito, va ricordato che l’attuazione del D.lgs. 231 nei gruppi è ancora oggi priva di un riferimento normativo chiaro. D’altra parte, la normativa bancaria è da sempre anticipatrice di ulteriori interventi legislativi in materia di governo delle società, quotate e non, con particolare riferimento ai profili attinenti alla gestione e ai controlli (si pensi alle Linee Guida Abi “231” e alla Circolare 285/2013 di Banca d’Italia).