Il futuro della professione forense si fonda su un’elevata specializzazione e sulla capacità di adeguarsi al cambiamento, senza mai perdere di vista l’obiettivo: la prevenzione del rischio reato. Ad affermarlo è Alberto Buggea, partner fondatore di Buggea & Melendez.
Su quali branche del diritto penale vi siete concentrati maggiormente in questo 2021?
Sebbene nel 2021 l’attività giudiziaria abbia mostrato parziali segnali di ripresa quello corrente è stato l’anno della consulenza nel diritto penale di impresa e dell’economia. Nonostante la profonda crisi indotta dalla pandemia, lo Studio ha scelto di andare controcorrente attuando una politica espansiva, allargando la compagine dei professionisti e avviando numerose collaborazioni per offrire a privati e società un servizio marcatamente multidisciplinare.
Lo Studio ha rafforzato la sua presenza nel settore della compliance, con riferimento al D.lgs. 231/2001, nel diritto penale societario e penale fallimentare, oltre i tradizionali settori del diritto penale, civile e del lavoro.
È entrata in vigore la Riforma del processo penale, anche se la sua attuazione avverrà soprattutto tramite deleghe. Come commenta l’impianto normativo, in termini di maggiore efficienza del processo penale, e che impatto avrà sui penalisti?
La riforma si pone l’obiettivo di ridurre del 25% la durata dei procedimenti penali. Sono in programma una serie di interventi volti ad una generale riorganizzazione del processo penale in termini di efficienza, razionalizzazione, digitalizzazione e speditezza dell’attività giudiziaria. Gran parte delle riforme delegate riguardano le misure deflattive al dibattimento e la transizione digitale del processo penale. Esse potranno avviare un sensibile cambio di rotta rispetto alla lentezza del processo penale. Tuttavia, occorre attendere tutti gli impianti normativi per apprezzare un reale effetto della riforma. Non è la prima modifica del processo penale che viene emanata con tali auspici. Il raggiungimento dei risultati prefissati dipenderà dalla collaborazione di tutte le parti del processo, prima fra tutti l’avvocatura. Gli avvocati penalisti dovranno vigilare affinché le legittime esigenze di efficienza del processo non pregiudichino l’efficienza della giustizia e il rispetto delle fondamentali garanzie costituzionali dell’imputato e della vittima del reato ad un giusto processo, in tempi ragionevoli.
Come vede il futuro della professione di avvocato penalista tenuto conto della crisi che sta vivendo la categoria forense, soprattutto in termini di vocazione da parte dei giovani?
Da anni nella categoria forense è in corso un dibattito sulla mancanza di vocazione e sulla fuga dalla professione. Tuttavia non potrà mai esserci una chiara risposta al dibattito se non si parte dal presupposto che si esercita la professione di avvocato per passione e ambizione. L’avvocato, e in particolar modo l’avvocato penalista, esprime oggi la propria professionalità non solo in un’aula di giustizia ma nella consulenza. Pertanto, la specializzazione, giuridica ed economica, costituirà uno degli asset più importanti nel futuro della professione forense. La sfida per l’avvocato di oggi consiste nell’intercettare il cambiamento modificando il modo di concepire e svolgere la professione, adeguandosi ai tempi. Nell’ottica di un miglioramento della giustizia il focus andrebbe maggiormente concentrato sulle tecniche di “prevenzione” più che di “risoluzione” delle controversie penali. Non è cambiata l’essenza della professione ma la prospettiva: oggi quello che conta è la prevenzione del rischio reato.
Di fronte a questa nuova prospettiva l’esigenza di un cambiamento di mentalità, di approccio e di organizzazione è a dir poco essenziale.