Per la prima volta cala il numero degli avvocati italiani.
Con un saldo finale fra iscrizioni e cancellazioni che risulta negativo per 1.604 unità: 7.103 iscrizioni contro 8.707 cancellazioni, di cui quasi sei mila donne.
Si tratta dei primi dati nazionali che tengono conto dell’effetto Covid sulla professione forense, e che certificano quanto già anticipato più volte in passato, ovvero che la Pandemia ha avuto conseguenze nefaste soprattutto sulle donne libere professioniste, poco tutelate in questi due anni. Basti pensare che nel 2015 si erano cancellate dall’albo 793 donne avvocato, con un picco di 3.814 nel 2018, fino alle 5.998 del 2021.
È quanto emerge, tra l’altro, da “I numeri dell’avvocatura 2021”, documento che ogni anno la Cassa forense mette a corredo del rapporto Censis 2022, presentato venerdì scorso, 29 aprile.
Gli iscritti
Così, per la prima volta troviamo il segno meno davanti al rapporto tra gli avvocati iscritti alla Cassa nel 2021 (dato riferito al 31 ottobre 2021) e il 2020: -1,3%, un dato storico che non si è mai realizzato. Attualmente, gli iscritti sono 231.830, con 4,1 avvocati ogni mille abitanti.
Continua poi il processo di femminilizzazione della professione, con ormai il 48% di donne avvocato, mentre nel 2011 erano il 42%. Cresce inoltre l’età media degli iscritti, a supporto della tesi secondo cui le cancellazioni abbiano riguardato soprattutto gli under 40. Nel 2021, l’età media risulta essere pari a 47,2 anni, il dato più alto che si sia mai registrato (nel 2020 era 46,6 anni e nel 2022 42,3 anni).
Redditi
Come già sottolineato venerdì scorso, viene certificato per la prima volta il calo di reddito dovuto all’emergenza sanitaria: il reddito medio Irpef 2020 è risultato pari a 37.785 euro, facendo registrare un -6% rispetto all’anno precedente. Si tratta del calo più evidente dal 1996 a oggi dopo il -17,7% registrato nel 2013, e solo nel 2014 il reddito medio è stato inferiore, pari a 37.505 euro.
La distanza fra il reddito medio di una donna avvocato e quella di un collega uomo è tale che occorre sommare il reddito di due donne per sfiorare (e non raggiungere) il livello medio percepito da un uomo: 23.576 euro contro i quasi 51mila.La distanza fra i redditi è ancora più evidente se si prende in considerazione l’età anagrafica degli avvocati. Chi ha meno di trent’anni supera di poco la soglia dei 13mila euro di reddito, mentre solo a partire dai cinquant’anni è possibile raggiungere un livello superiore al valore medio (35.905 euro nella classe d’età 45-49 anni, 45.943 euro nella classe d’età 50-54 anni).
Una piramide a base molto larga può rappresentare efficacemente la distribuzione del numero degli iscritti per classi di reddito. Il 58,1% delle posizioni, pari a poco più di 140mila avvocati, non raggiunge la soglia dei 20mila euro e in questa parte sono comprese 32mila posizioni con reddito pari a zero o addirittura negativo o, ancora, le posizioni con reddito non comunicato pervenuto (corrispondono al 13,2% sul totale).
Il 27,0% si colloca all’interno della classe compresa fra i 20mila e i 50 mila euro, mentre in cima alla piramide (oltre i 50mila euro) si posiziona il 14,8% degli avvocati – poco meno di 36mila posizioni – di cui il 6,5% con redditi superiori ai 100mila euro.
La clientela
Se si prende come parametro di riferimento il fatturato del 2021 dichiarato e lo si legge in base alle tipologie di prestazioni e di clientela, si ottiene che circa il 43% del fatturato proviene prevalentemente da attività giudiziale in sede civile. La quota di fatturato derivante da attività stragiudiziale è pari al 17%, e, a seguire, quote di poco superiori al 10%riguardano i giudizi in sede penale, mentre per i giudizi in sede amministrativa la percentuale è dell’1,8%.
L’area dell’arbitrato e della mediazione resta minoritaria (meno del 2%), mentre raggiunge il7,2% la componente di fatturato collegata alla collaborazione con altri studi professionali.