Si apre una fase estremamente difficile per il mercato del lavoro.
Il settore, vista la sua attuale incertezza, necessiterebbe di un intervento sugli ammortizzatori sociali, di una maggiore liberalizzazione del lavoro a termine e, nel prossimo futuro, di un ritorno ad alcune condizioni previste dal Jobs act. È questo, in sintesi, il pensiero di Nino Carmine Cafasso, Ceo dello Studio Cafasso & Figli, nonché Presidente Ais (Associazione imprese di servizi), giuslavorista e consulente del lavoro.
Quali sono gli effetti della fine dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro?
Anzitutto va sottolineato che, pur essendo terminato lo stato d’emergenza, la priorità continua ad essere quella di imparare a convivere con il Covid e tutto questo, di certo, sarà possibile attraverso percorsi di massima attenzione sanitaria, giammai pensando che la fine dello stato di emergenza giustifichi il cambio delle nostre abitudini acquisite in questi due anni molto difficili. L’eliminazione dell’obbligo di possesso del Green pass rafforzato, con la sostituzione dello stesso con il Green pass base (rilasciato in seguito al tampone), ha certamente offerto a quei lavoratori, che erano sospesi dal lavoro, di rientrare in servizio. Di certo, però, talune criticità si sono presentate dal momento che la repentina abolizione di quell’obbligo, che era previsto fino al 15 giugno, in particolare per gli over 50, ha determinato non poche difficoltà per la coeva presenza in azienda di chi era stato assunto in sostituzione dei soggetti sospesi per effetto della normativa emergenziale.
Quali le questioni normative ancora in sospeso?
Normativamente ritengo ci sia ancora tanto da fare, soprattutto in materia di riforma degli ammortizzatori sociali. Di sicuro l’attuale fase delicata, conseguente al conflitto tra Russia e Ucraina e l’innalzamento dei costi delle materie prime, oltre che del gas e dell’energia, portano le aziende ad avere commesse acquisite tempo addietro e che oggi non sono più remunerative per effetto di quanto verificatosi. Ad oggi la predetta condizione non è compresa nel novero delle cause integrabili, condizione che naturalmente crea e sta creando non pochi disagi e soprattutto profonda incertezza nel mercato del lavoro.
Quali gli scenari futuri del mercato del lavoro e le attuali criticità per imprese e lavoratori?
Futuristicamente mi posso e mi voglio augurare una progressiva liberalizzazione dell’utilizzo del lavoro a termine o comunque un ritorno alle condizioni che aveva previsto il Jobs act. La legge 96/2018 (decreto dignità) continua a rappresentare una profonda criticità per le imprese, ancor più in questo momento di incertezza lavorativa anche dettata dalla crisi Russa e di converso, con i vincoli attuali, di sicuro non può creare né stabilità occupazionale, né tantomeno prosecuzione dei rapporti proprio in ragione dei vincoli stringenti che, come verificatosi durante la pandemia, non possono che obbligare gli addetti ai lavori a ritrovare soluzioni derogatorie che invece andrebbero nuovamente sostanziate dal Governo con proprie decretazioni.