CENTRALITÀ al credit manager

Roberto Daverio spiega a Le Fonti Legal le maggiori criticità che stanno affrontando le imprese dal punto di vista del credito.

La pandemia prima e la crisi internazionale poi hanno messo a dura prova la tenuta del tessuto imprenditoriale italiano. Per superare l’instabilità e garantire la continuità aziendale è oggi fondamentale, tra le tante cose, saper riconoscere e gestire effi cacemente il “rischio credito”. Come? Sfruttando i nuovi strumenti messi a disposizione dal nuovo Codice della crisi di impresa e affidandosi a consulenti esperti e competenti nel credit management. A sostenerlo è Roberto Daverio, Segretario Generale di Acmi (Associazione Credit Manager Italia), che spiega a Le Fonti Legal le maggiori criticità che stanno affrontando le imprese dal punto di vista del credito, la centralità della figura del Credit Manager e i principali progetti dell’Associazione.

Come è cambiato il ruolo del Credit Manager in questi ultimi difficili anni e in che modo può ritenersi strategico?
Il ruolo del Credit Manager ed in generale la funzione di credit management è sempre più centrale e strategica nei processi delle aziende, siano esse multinazionali che pmi. Rispetto ad una decina di anni fa è aumentata nelle aziende l’attenzione a dotarsi di procedure e sistemi di analisi del cosiddetto “rischio credito” già nella fase di affidamento del cliente.
La funzione del Credit Manager è oggi più che mai riconosciuta e valorizzata dalla stessa area vendite i cui processi e le cui attività commerciali sono sempre più integrati e condizionati dalla credit policy e, in generale, dal processo di Credit Management. La storia recente ci ha insegnato (o meglio, ha tentato
di insegnarci) che i momenti di rottura violenta sono solo il frutto di cambiamenti progressivi lunghi, costanti e monodirezionali. Negli ultimi anni l’economia si era diretta verso un sistema verosimilmente gonfi ato, artefatto, poco solido e ci ha condotto, gradatamente quanto inesorabilmente, a “sdraiarci”. Così si usa dire in gergo motociclistico quando un pilota, in percorrenza di curva, piegando (ovvero, inclinando) la moto sempre di più per fare la curva sempre più veloce, raggiunge il limite tecnico, perde aderenza e finisce sulla ghiaia, fuori pista. L’importanza di quanto accaduto è stata fare l’analisi delle cause, come mai sia stato possibile tutto ciò e soprattutto cominciare ad avere un approccio professionale differente, affinché in futuro non si ripetano situazioni simili, sforzandosi comunque di migliorare sempre il tempo sul giro (cercando quindi nuove tecnologie, nuove traiettorie) e contemporaneamente studiando e preparandosi a dovere. In sostanza, nei prossimi anni dovremmo rivivere in modo importante la formazione, la cura della nostra mente, lo studio, con un rinnovato interesse per la ragione. Solo sfruttando il potenziale individuale saremo in grado di fare davvero la differenza non in maniera autoreferenziale ma verificata e monitorata da enti terzi a tutela delle capacità e delle vere competenze. Per tutto il resto basteranno gli algoritmi e i software dell’Industria 4.0.

In un periodo di incertezza e instabilità economica, quali sono le maggiori criticità che le imprese stanno affrontando dal punto di vista del credito?
La maggiore criticità per chi è preposto alle attività di gestione del credito è oggi più che mai connessa all’elevatissimo rischio di non valutare correttamente il rischio, in termini di affidabilità, di aziende sempre più in stato di crisi. Fattori straordinari come, ad esempio la crisi energetica, stanno impattando in modo trasversale su tutte le realtà imprenditoriali ed anche su quelle che sino a pochi anni fa e a prescindere dalla pandemia, erano più che solide ed affidabili.

E quali gli strumenti a loro disposizione per superare il momento?
Gli strumenti “tradizionali” non solo non sono sufficienti ma, rispetto al passato, meno attendibili stante l’incertezza di dati e d’informazioni determinata da eventi straordinari come la pandemia, la guerra e la crisi energetica. Oggi più che mai il Credit Manager deve fare ricorso al bagaglio di esperienza maturata negli anni e basarsi più che sulle conoscenze, sulle proprie competenze e abilità. Una comprensione e corretta lettura degli strumenti che, ad esempio, il nuovo codice della crisi mette a disposizione delle aziende, potrebbe rappresentare un’area su cui investire in termini di conoscenza per prevenire il rischio di affidare società già in stato di crisi se non di decozione.

Su quali progetti e iniziative ha lavorato maggiormente l’Associazione nel corso del 2022?
Uno dei progetti più innovativi di ACMI è stato quello di intercettare e valorizzare nuovi profili che operano nell’area del credito, seppure fi nanziario, come quello dell’Asset Credit Manager o del Loan Manager. ACMI ha dato il via a un nuovo Gruppo Settoriale esclusivamente dedicato ad un profi lo, quello del loan manager, che pur fondamentale e da anni attivo nella gestione degli npe, non ha né una Associazione e né un Albo professionale di riferimento.
A distanza poi ormai di quasi 5 anni dalla pubblicazione della Prassi UNI 44:2018, l’Associazione ha avviato i lavori con UNI per trasformare la Prassi in una norma. Un percorso che sarà condiviso anche con altre associazioni come Andaf e Aiti con l’obiettivo ancora più sfidante di creare un’unica norma europea per tutto il ciclo del servizio di credito, tesoreria, finanza & amministrazione.

A suo avviso, quali scenari si apriranno nel 2023 per il comparto del credit management?
L’entrata in vigore di tutto l’impianto del Codice della Crisi d’Impresa provocherà molto probabilmente una forte ricorso da parte delle aziende a strumenti di rilancio della crisi o di procedure concorsuali.
La capacità del Credit Manager dovrà essere ad esempio quella di saper cogliere opportunità di business nell’affidare aziende che attiveranno questi strumenti ma in buona fede e sulla base di un solido piano di sviluppo.
In questo senso il Credit Manager dovrà, ad esempio, accrescere le proprie competenze sulle tematiche ESG e analizzare con particolare attenzione le aziende che investono su progetti di sostenibilità e che già lo stesso sistema bancario vede con particolare interesse.

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