Malasanità, in Italia ancora troppe diagnosi errate

La malasanità è un problema difficile da eradicare, molto spesso riconducibile a errori in fase diagnostica. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Andrea Marzorati.

La malasanità è un problema difficile da eradicare, molto spesso riconducibile a errori in fase diagnostica. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Andrea Marzorati, specialista in Responsabilità medica e Main Partner dell’omonimo studio legale e della piattaforma impegnosalute.com

Come valuta il Sistema sanitario nazionale oggi? Qual è la situazione post pandemica?
In Italia annoveriamo una sanità, sia in ambito pubblico sia in ambito privato, di buon livello, con punte d’eccellenza. Ciò premesso, è innegabile che la pandemia abbia fatto emergere alcune debolezze del sistema sanitario nazionale. Si sono accumulati molti ritardi, per visite, esami e interventi, e le liste d’attesa sono ancora molto lunghe.

Quando si parla, invece, di malasanità l’Italia a che punto è?
Sono ancora troppi i casi in cui i pazienti rimangono vittima di malasanità, a causa di errori medici e della struttura sanitaria. Generalmente ciò è dovuto a diagnosi sbagliate o tardive, cure errate ed interventi chirurgici mal riusciti. Tuttavia, ci sono anche casi di negligenza e di mancata applicazione di Protocolli e Linee guida, specie quando si tratta di infezioni contratte in ospedale, le c.d. infezioni nosocomiali.

Ha parlato di errori diagnostici. Stando alla sua esperienza, da dove traggono origine tali errori?
Una premessa è doverosa: una corretta e tempestiva diagnosi è molto importante al fine di prevenire l’insorgenza della malattia e, naturalmente, per curarla. La diagnosi consente infatti di individuare la patologia o la causa del problema che ha colpito il paziente, e questo permette di intervenire tempestivamente ed efficacemente. Il procedimento diagnostico è spesso articolato, e non si devono sottovalutare sintomi e storia clinica del paziente. Il medico, quindi, deve diligentemente indagare tutte le possibili cause.
Quando ciò non avviene vi è il concreto rischio di poter incorrere in un errore diagnostico, e le cause possono essere diverse. Tra queste possiamo annoverare fattori umani dovuti a condotte omissive o commissive, ma anche errori dovuti a falsi positivi o a falsi negativi.
La prima causa di errori diagnostici è rappresentata da comportamenti omissivi del medico, che si verificano laddove non viene fatto quello che le Linee Guida o i Protocolli impongono, oppure viene fatto ma in ritardo. Tuttavia, esistono anche errori diagnostici dovuti a comportamenti commissivi che si verificano quando il medico si è attivato, ma il lavoro è stato fatto male, generalmente a causa di imperizia, imprudenza o negligenza.
L’errore diagnostico dipende, invece, da un falso positivo quando il medico ritiene che il paziente sia affetto da una malattia, quando in realtà non è così; oppure quando scambia erroneamente i sintomi associabili a quella malattia, mentre invece sono dovuti ad un’altra patologia.
Altra ipotesi di errore diagnostico si presenta in caso di falso negativo ossia quando la malattia di cui è affetto il paziente non viene individuata, con la conseguenza che la stessa può peggiorare ed intaccare anche altri organi. È il caso tipico di un tumore, che se non diagnosticato per tempo potrebbe espandersi ed andare anche in metastasi.
Infine il medico, ma anche il tecnico di laboratorio, può sbagliare a interpretare i risultati di un esame in fase di refertazione.

Si parla di malasanità anche se il medico non interpella lo specialista di branca quando invece sarebbe necessario un approfondimento, non prescrive per tempo gli esami o ne prescrive altri inutili?
Certamente, perché tale comportamento negligente o imperito potrebbe condurre ad una diagnosi sbagliata, omessa o tardiva, con ripercussioni sulle cure.
Si verificano casi di malasanità anche laddove la diagnosi non venga fatta dal medico incaricato e la patologia venga individuata a distanza di molto tempo da un altro professionista. Per omessa diagnosi si intende anche quando il ritardo diagnostico si protrae talmente a lungo che il paziente decede senza che il medico sia riuscito a identificare la patologia che ha poi causato la morte. Gli errori diagnostici potrebbero inoltre essere causati da un errore umano durante la refertazione dell’esame medico.
Non è detto però che la causa derivi sempre da una colpa del medico, potendo infatti dipendere da un macchinario vecchio, o senza adeguata manutenzione, il quale ha dato dei risultati imprecisi. Ci sono poi altri errori diagnostici che dipendono dal deficit organizzativo dell’ospedale pubblico o della clinica privata.
Purtroppo, gli effetti negativi poi si ripercuotono sulle persone. Ciò potrebbe significare che alcuni pazienti ricevono cure sbagliate o in ritardo, o subiscono operazioni chirurgiche errate, dannose ed invalidanti che, nei casi più gravi, possono portare anche al decesso.

Come avete strutturato la vostra consulenza?
Le persone ci contattano con il passa parola, ma anche attraverso il nostro sito impegnosalute.com in cui sono presenti diversi articoli.
Le persone vittime di malasanità, oltre al risarcimento del danno, desiderano capire se l’errore poteva essere evitato. I pazienti vogliono ottenere Giustizia non soltanto per loro stessi ma anche perché ciò che è accaduto a loro non capiti ad altri. In questo sono supportato, oltre che da un team di avvocati, anche da medici legali e medici specialistici di branca che esaminano la documentazione medica, studiano i casi e mi affiancano fino al risarcimento del danno.

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