Outlook positivo per il settore energy. Dopo un 2018 particolarmente attivo soprattutto in operazioni di secondary market e rifinanziamento, i prossimi mesi si annunciano altrettanto dinamici, in attesa della pubblicazione del nuovo decreto Fer, dell’avvio del mercato del capacity market, del completamento della riforma del mercato elettrico e del dispacciamento. Secondo gli avvocati più attivi nel settore energy, in particolare, sono aumentati gli accordi di sviluppo e di assistenza nella fase autorizzativa e di acquisizione di terreni, nella negoziazione di contratti PPA a supporto della finanziabilità dei progetti e, infine, numerosi mandati riguardano il settore dell’efficienza energetica o del mercato elettrico e del gas. Tra gli studi legali più coinvolti nelle maxi operazioni, troviamo BonelliErede, che ha gestito la gran parte dei deal miliardari che si sono svolti nel corso dell’ultimo anno, seguito da Legance e da Orrick. In calo, rispetto allo scorso anno, gli studi Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners e Dla Piper.
Secondo Mario Roli, partner di BonelliErede, «l’anno si è aperto con la firma di un’operazione estremamente interessante, e cioè l’acquisizione della società di gestione del rigassificatore di Livorno da parte del fondo infrastrutturale australiano First State Investment, segno del fatto che, nonostante la situazione di incertezza politica, rimane forte l’interesse degli investitori istituzionali esteri per il nostro paese. Alcuni processi di vendita interesseranno poi il settore delle rinnovabili nel secondo semestre, come la vendita di Renvico da parte di Macquarie, che vedranno nuovamente la partecipazione di fondi e players internazionali. Sicuramente una delle operazioni, per dimensione, più interessanti dell’anno è la dismissione del settore gas retail da parte della utility quotata Ascopiave, attraverso un processo competitivo che vede la partecipazione di tutti i maggiori players europei nel mercato dell’energia». L’outlook, per i prossimi mesi, secondo Roli resta «positivo, per il numero e la dimensione delle operazioni in pipeline il mercato italiano si conferma estremamente dinamico. Ancora indietro il processo di consolidamento delle utilities, anche se qualche segnale si vede, come l’operazione di fusione per incorporazione nella quotata Ascopiave di Anita. Tutti si chiedono, infine, quale sarà la sorte di Sorgenia, essendo i tempi ormai sostanzialmente maturi per un’operazione straordinaria su questa società. Per ora si vedono prevalentemente operazioni di m&a su società non quotata realizzate attraverso processi competitivi. Quasi assenti i processi di fusione».
A parere di Monica Colombera, partner di Legance, «il settore energy è stato particolarmente attivo nel 2018 soprattutto in operazioni secondary market e di rifinanziamento che sono state indubbiamente l’elemento trainante. Nel corso del 2018 si è cominciato concretamente a parlare di progetti in grid parity e di nuove sfide tecnologiche, tra cui lo storage, anche di grandi dimensioni. Questa evoluzione è confermata nel 2019, anno partito in grande fermento in vista della ormai imminente pubblicazione del nuovo decreto Fer, dell’avvio del mercato del capacity market, del completamento della riforma del mercato elettrico e del dispacciamento». Anche secondo Colombera, l’outlook per i prossimi mesi è «indubbiamente positivo. L’assistenza legale nel settore dell’energia non è più limitata al secondary market ma è oggi legata a operazioni più complesse che coincidono con una evoluzione dei business plan degli stakeholders di settore. Una sfida per tutti, anche per gli avvocati che devono mettere in campo soluzioni innovative e sofisticate al passo con le evoluzioni del mercato dell’energia, decisamente più maturo e competitivo. Lo dimostrano alcuni mandati che stiamo seguendo rispetto ai quali l’operazione è legata a doppio filo anche ad evoluzioni normative e regolamentari “in corso d’opera” sulle quali stiamo attivamente lavorando a fianco ai clienti e le competenti autorità. I mandati si stanno spostando dall’assistenza in operazioni secondary market o finanziamenti/rifinanziamenti di portafogli in esercizio, comunque ancora rilevanti, allo sviluppo di progetti non incentivati. Registriamo quindi un incremento di accordi di sviluppo e di assistenza nella fase autorizzativa e di acquisizione di terreni, nonché nella negoziazione di contratti PPA a supporto della finanziabilità degli stessi progetti. Inoltre, numerosi mandati riguardano il settore dell’efficienza energetica o del mercato elettrico e del gas. Stiamo inoltre lavorando su contratti PPA di lungo termine a supporto della finanziabilità di progetti in grid parity». «Il settore del biometano», conclude Colombera, «come quello del waste management è anch’esso molto attivo. Il decreto ministeriale del marzo 2018 ha indubbiamente costituito un forte elemento trainante gli investimenti, anche se non mancano nodi ancora da sciogliere. Stiamo lavorando su joint venture legate al settore ma anche su operazioni di finanziamento. Nonostante il supporto riconosciuto attraverso i Cic il settore è indubbiamente sfidante e richiede, ancora una volta, il supporto di avvocati forieri di soluzioni creative a supporto degli interessi delle parti coinvolte, in particolare anche perché non è ancora completamente chiaro come opererà il ritiro dei CIC da parte del GSE e la graduatoria di priorità».
Carola Antonini, partner di Chiomenti, afferma invece che «il settore energy è stato anche nel 2018 un settore ricco di operazioni, principalmente aventi ad oggetto la vendita o l’acquisto di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Questa tendenza si conferma anche nel primo trimestre 2019, essendo già partite o essendo stati annunciati importanti processi competitivi per la vendita di portafogli di impianti. Nei prossimi mesi, oltre alle operazioni relative alla vendita o acquisto degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, un altro tema sicuramente d’impatto sarà quello dei PPA: infatti perché continui lo sviluppo delle fonti rinnovabili in linea con gli impegni presi nella Sen e nei confronti dell’Ue è necessario che si arrivi alla definizione di PPA di lunga durata e bancabili che consentano investimenti anche in assenza di incentivi, in un regime di piena grid parity. Riguardo a questo tema sono stati già fatti dei passi avanti ma c’è ancora molto da lavorare per arrivare a testi in sostanza standardizzati, come è avvenuto già da tempo negli Stati Uniti, accettabili anche per le banche». Riguardo l’attuazione del decreto bio-metano, Antonini sottolinea come «in seguito all’emanazione del decreto del 2 marzo 2018, il Gse ha recentemente pubblicato le prime graduatorie relative all’ammissione agli incentivi per il biometano avanzato e i biocarburanti avanzati diversi dal biometano. La nostra sensazione è che il livello di incentivazione ora prevista possa far partire molti nuovi progetti, soprattutto se alimentati da una filiera territoriale».
Secondo Eugenio Tranchino, partner di Watson Farley Williams, «si denota una forte ripresa in termini di sviluppo di nuovi impianti. C’è stato sicuramente un grande incremento di operazioni nell’ultimo anno in particolare rispetto a pacchetti già esistenti ed una forte ripresa del settore delle rinnovabili, solare ed eolico in particolare on-shore». Nei prossimi mesi, invece, per Tranchino «ci sarà una forte competizione nello sviluppo dell’eolico e fotovoltaico, sia in relazione ad autorizzazioni di progetti in via di sviluppo, sia in relazione alla prenotazione delle linee di connessione. Il settore continuerà ad essere caratterizzato da una grande vivacità dovuta alla presenza di un numero sempre più significativo di operatori, sia investitori sia sviluppatori locali». Riguardo l’attuazione del decreto bio-metano, a parere di Tranchino «le prospettive di crescita per il settore nazionale sono promettenti. Infatti, la strategia energetica nazionale ha individuato un potenziale di sviluppo del biometano di dieci miliardi di m³ al 2030, di cui otto da matrici agricole e due miliardi ottenibili da rifiuti organici selezionati e da fonti non biogeniche e da gassificazione. Inoltre, con l’introduzione del decreto ministeriale 2 marzo 2018 non solo si è puntato alla connessione degli impianti di produzione di bio-metano alla rete del gas naturale e alla riconversione di impianti a biogas esistenti, ma si è prestata anche grande attenzione alla qualità e alla sostenibilità del bio-metano e alla garanzia di origine con l’introduzione dei Certificati di immissione in consumo. Tale struttura risulterà determinante per raggiungere l’obiettivo europeo del 10% di rinnovabili nei trasporti al 2020, favorendo la sostituzione di costosi biocarburanti di importazione con bio-metano prodotto sul territorio nazionale. Vista la recente introduzione del decreto intitolato alla promozione dell’uso del bio-metano nel settore dei trasporti, nonché delle relative procedure applicative pubblicate dal Gse nel giugno 2018, sarà necessario attendere ancora qualche tempo per rilevare, con giusta cognizione, ogni opportunità e criticità dell’impianto giuridico previsto. Ad oggi, tuttavia, è possibile rilevare alcune preoccupazioni riguardo la produzione di bio-metano da impianti a biogas riconvertiti, le cui aspettative di produzione rischiano di essere smentite a causa dei rigidi limiti posti dal decreto suddetto».
Carlo Del Conte, partner di Pavia e Ansaldo, afferma che «c’è molto interesse da parte di investitori italiani e stranieri per operazioni relative alla realizzazione di impianti fotovoltaici in grid parity e proseguono le operazioni sul mercato secondario di impianti incentivati soprattutto da parte di fondi stranieri. In crescita l’interesse per impianti fotovoltaici in grid parity, soprattutto a seguito della definizione dei recenti PPA pluriennali; si stanno studiando anche progetti eolici in grid parity; c’è attesa per gli incentivi in attesa del nuovo decreto Fer, anche se i grandi investitori preferiscono orientarsi comunque su grandi impianti in grid parity. Interesse crescente sul mercato del gas e prospettive interessanti per rigassificatori, stoccaggio e attività di bunkeraggio marittimo». Lo studio ha ottenuto «diversi incarichi per progetti in grid parity: stiamo trattando sia la cessione di progetti autorizzati da parte di sviluppatori, sia la realizzazione di impianti chiavi in mano per conto degli investitori. Continuano le operazioni sul secondario. Stiamo seguendo anche grossi contratti PPA e di fornitura vapore; riceviamo incarichi per progetti Seu e sviluppo di nuove tecnologie». Riguardo la normativa sul bio-metano, Del Conte sottolinea che «c’è una particolare attenzione soprattutto da parte di soggetti già titolari di impianti a biogas esistenti che intendono riconvertirli a biometano. La vera convenienza sta nella produzione di biometano avanzato e nella possibilità di contare sui Cic “double counting” che rendono bancabili i progetti soprattutto grazie al prezzo fisso definito per i primi 10 anni. Da parte degli investitori, soprattutto stranieri, c’è sempre un po’ di timore su eventuali “ripensamenti” del legislatore che creino incertezza sulla invariabilità degli incentivi posti alla base dei business plan».
Francesca Morra, partner di Paul Hastings, afferma che nel 2018 e in questo primo trimestre 2019 «si è assistito, da un lato, ad un consolidamento di grandi portafogli del settore delle rinnovabili e di clienti finali. Queste, infatti, sono le principali operazioni intervenute nel 2018 e nel primo trimestre 2019. Dall’altro lato vi è stato grande fermento nel settore dello sviluppo di impianti rinnovabili in market parity. Tuttavia soltanto limitate operazioni sono state già realizzate ma si prevede che nei prossimi mesi del 2019 il mercato si concentrerà soprattutto su questo settore». Rispetto all’attuazione del decreto bio-metano, secondo Morra «a livello normativo, regolatorio, e di standard contrattuali lato Gse, la disciplina è stata completamente attuata. Nella prassi, tuttavia, lo sviluppo di nuovi progetti è in fase di stallo e per quelli già avviati la conclusione dei relativi procedimenti appare lontana. Le maggiori criticità sembrano essere legate alla fase autorizzativa per due ordini di motivi. Da un lato, gli enti concedenti sembrano allinearsi, in modo particolarmente sbilanciato, agli interessi della cittadinanza contrari alla realizzazione di nuovi impianti. Dall’altro lato, mancano nella pubblica amministrazione competenze specifiche in materia che possano coadiuvare la p.a. nel decidere in maniera tempestiva sul merito dei progetti».
Secondo Michele Di Terlizzi di L&B, «per l’energy è stato senz’altro un periodo di grande fermento, nonostante i cambiamenti nel settore; in questo periodo abbiamo assistito ad un aumento significativo delle operazioni di m&a nel mercato secondario, dovuto alla forte aggressività d’investimento dei fondi infrastrutturali. Senza dubbio i futuri investimenti energetici dovranno contare sempre meno sul sistema degli incentivi; la conoscenza approfondita del settore e l’expertise maturata ci consente di essere interlocutori adeguati per le nuove prospettive offerte, ad esempio, dallo sviluppo della Grid Parity e dal consolidamento dei PPA long terms». Rispetto al decreto bio-metano, secondo Di Terlizzi «è stato accolto con grande interesse dagli operatori del settore e, dopo una prima fase di studio ed analisi, stiamo seguendo un paio di operazioni nel settore. È un comparto che ha senz’altro un elevato numero di specificità sia tecniche che naturalmente legali/regolamentari ma che può in prospettiva affiancarsi alle tradizionali fonti rinnovabili».
Tommaso Ferrario, partner di AMTF, sostiene che «il settore vedrà nel prossimo semestre un continuo incremento di opportunità legate agli impianti a fonti rinnovabili, dovuto all’abbassamento dei costi di costruzione di impianti e all’interesse di grossi gruppi e utilities all’acquisto di energia derivante da fonti rinnovabili. Se si pensa poi alla possibilità legata all’accumulo di energia, prima estremamente difficoltoso e oneroso, si capisce che il fatto di non poter programmare la produzione di energia a fonti rinnovabili diventa meno impattante rispetto al passato. Peraltro la possibilità di ammettere le rinnovabili al dispacciamento diventa un elemento di ancor maggiore interesse. Per quanto attiene poi all’energia tradizionale, il phase out del carbone previsto al 2025 apre nuovi scenari, di cui potranno beneficiare ancora le rinnovabili ma anche il termoelettrico a gas naturale. Che sembra essere la fonte che dovrebbe naturalmente succedere al carbone». Per i prossimi mesi, Ferrario prevede un incremento «di operazioni legate allo sviluppo autorizzativo di grandi progetti fotovoltaici, una continua concentrazione sul fronte acquisti di “secondario”, per quanto ormai più difficile rispetto al passato, per i prezzi in costante crescita e per l’esiguità di grandi impianti in vendita, ma molto dipenderà dal prossimo decreto rinnovabili costantemente rinviato dal governo. Sul lato “fonti tradizionali” si sta vedendo un certo qual interesse ad esaminare possibilità di installare centrali per gestire i “picchi”. Dunque “mini” centrali da 50/60 mw che possano essere agilmente utilizzate sulla rete per i servizi di dispacciamento».
Secondo Pietro Cavasola, partner di Cms, «l’Italia sta facendo progressi nello sviluppo delle politiche energetiche. Abbiamo visto uno sviluppo e l’attuazione di una strategia energetica a lungo termine, registrando una crescita impressionante nel settore delle energie rinnovabili. Infatti, negli ultimi anni l’Italia ha continuato a fare progressi in termini di liberalizzazione del mercato e di sviluppo delle infrastrutture. Ci aspettiamo che questa tendenza prosegua anche nel settore del cosiddetto green power. Con l’invecchiamento delle vecchie centrali a energia rinnovabile, ci aspettiamo di vedere anche il repowering che acquisirà molta importanza in Italia e sarà sempre più diffuso nei prossimi anni».