Abolizione del tetto per i subappalti da novembre 2021, pari opportunità nelle assunzioni per i contratti di affidamento delle opere del Recovery Plan, proroga delle deroghe al Codice Appalti: sono alcune delle novità in materia di appalti pubblici contenute nel Decreto Semplificazioni approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 maggio scorso.
Tra le modifiche previste dal Recovery Plan, quelle relative agli appalti sono senza dubbio tra le più interessanti e la direzione intrapresa dal Governo è quella di una maggiore semplificazione e razionalizzazione della materia. A dare un giudizio sulle novità che riguardano il comparto e sul ruolo del consulente è Aristide Police, fondatore di Police & Partners.
Uno dei capitoli portanti del Recovery Plan riguarda il settore degli appalti pubblici. La direzione sembra essere quella di una “liberalizzazione” e semplificazione della normativa. Come valuta le novità?
Il giudizio sul Piano non può che essere positivo, sia nei contenuti sia nella gradualità delle riforme. Il PNRR lì dove, al par. 3.1.4, si occupa di “Semplificazioni in materia di contratti pubblici”, opera una distinzione molto significativa, quella tra «misure urgenti» (lett. a) e «misure a regime» (lett. b). Rinviare la riforma di sistema ad una futura legge di delega (e ai decreti delegati) da approvare entro fine legislatura, ha consentito al Governo di affrontare con immediatezza i problemi urgenti e sciogliere i nodi più significativi per la realizzazione delle infrastrutture e delle opere previste dal Piano. Abbiamo prova di quanto si dice già nelle norme dettate con il D.L. 31 maggio 2021, n. 77.
Analizzando le misure di semplificazione in materia di appalti l’articolo 52 del decreto in corso di conversione contiene in primo luogo la proroga del termine di vigenza delle misure di semplificazione varate dal precedente esecutivo (con il D.L. n. 76 del 2020) e che avevano portato buoni risultati. Una proroga che vedo molto positivamente.
Vi sono poi misure che riguardano la Governance del PNRR cioè le istituzioni, gli uffici, i dipartimenti, le commissioni, i corpi tecnici che hanno specifici compiti: diretti e straordinari rispetto alle competenze dell’amministrazione, oppure di tipo sostitutivo nelle ipotesi di inerzia dei corpi ordinari delle pubbliche amministrazioni competenti nazionali o regionali. Questa parte credo sia molto utile e molto ben disegnata nel senso che si è costruito un apparato burocratico specifico per i progetti del Recovery e lo si è dotato di poteri, competenze e mezzi. Credo che queste siano le norme più importanti e , nonostante alcune critiche, la soluzione che si offre è molto sensata perché tende a rispettare le competenze specifiche degli enti territoriali valorizzandone l’apporto, ma provvedendo in caso di loro inerzia all’esercizio di poteri sostitutivi.
Quali sono le misure che, a suo avviso, potrebbero rendere il settore degli appalti competitivo a livello internazionale, favorendo lo sviluppo delle grandi opere e degli investimenti?
Una misura molto significativa cui già nel decreto del 31 maggio scorso si dà una decisa sollecitazione a legislazione vigente è quella che riguarda la qualificazione e razionalizzazione delle centrali di committenza e delle stazioni appaltanti.
Già nel D.L. n.77/2021 vi è il tentativo di sollecitare in modo non obbligatorio, con senso di sano realismo ma anche di doverosa prudenza, una incentivazione del ricorso alle centrali di committenza già esistenti. Per esempio all’articolo 10, comma 1, si stabilisce che le società interessate attraverso apposite convenzioni possono avvalersi del supporto tecnico e operativo di società in house qualificate.
Analoga misura è quella che prevede il rafforzamento della capacità amministrativa di Consip e del sistema nazionale di e-procurement che troviamo nell’articolo 11. Queste due misure dimostrano l’esigenza di un ripensamento delle centrali di committenza e delle stazioni appaltanti. Nella stessa direzione va la norma che tende a favorire l’unione di comuni ed enti territoriali come luogo per centralizzare la committenza.
Queste sono tutte misure molto importanti che non possono essere rimesse né alla facoltatività né all’occasionalità propria di un D.L. Noi abbiamo bisogno di un sistema che razionalizzi le stazioni appaltanti, le renda competenti e apprezzate e ne riduca fortemente il numero. Già i governi passati avevano tentato una misura di questo genere attribuendo molto saggiamente all’Anac la competenza per la qualificazione delle stazioni appaltanti ma poi per ragioni varie questo disegno è stato vanificato. Invece ritengo essenziale in questo disegno organizzativo la razionalizzazione delle stazioni appaltanti ad un numero congruo che sia a livello nazionale che regionale non preveda quella frammentazione rischiosissima che peraltro si risolve anche in frammentazione delle commesse che possono favorire le piccole imprese ma che in realtà non consentono alla media e grande impresa italiana di consolidarsi nella competizione internazionale. Questo anche in danno dell’erario pubblico perché quando le commesse sono piccole e frammentate c’è diversificazione degli imprenditori ma vi è anche tendenzialmente un più elevato livello dei costi.
Qual è il ruolo del consulente legale nello sviluppo dei progetti e quali le maggiori criticità?
Il ruolo del consulente legale è proprio quello di cogliere nella legislazione vigente gli spazi e le opportunità possibili per ridurre il rischio connesso allo sviluppo di progetti infrastrutturali di grande momento.
Il metodo deve esser quello di ricercare nelle norme di nuova emanazione occasioni di sviluppo grazie alla eliminazione di ostacoli ed oneri burocratici e procedurali, attenuando i rischi del contenzioso.
La materia degli appalti resterà uno dei temi chiave per il Paese nei prossimi mesi, per questo Le Fonti Legal monitorerà costantemente l’argomento evidenziando le prossime novità con molteplici approfondimenti.
Quali saranno a suo avviso le prossime evoluzioni della materia? Tornerà ad approfondirla nel prossimo Speciale?
L’attenzione al tema da parte vostra è giusta ed anzi direi necessaria, se la seconda parte del PNRR troverà realizzazione si avranno importanti novità normative a regime in tema di procedure di gara, criteri di selezione dei contraenti, subappalto. E sarò ben lieto di poter tornare a rifletterci nel prossimo speciale di Le Fonti Legal.