La procura di Milano ha chiuso le indagini sul caso Pandoro, vicenda che aveva coinvolto Chiara Ferragni alla fine dello scorso anno. L’influencer ora rischia il processo con l’accusa di reato di truffa continuata e aggravata.
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Le indagini sulla “finta beneficienza”
Le operazioni coinvolte nelle indagini sono quella del pandoro “Pink Christmas” in collaborazione con Balocco, lanciato sul mercato a Natale del 2022, e delle “Uova di Pasqua – sosteniamo i Bambini delle Fate” in commercio nel 2021 e 2022. Da queste operazioni di finta beneficenza, Ferragni avrebbe ottenuto un guadagno di circa 2 milioni di euro.
Le indagini avviate per truffa aggravata hanno quindi portato ad una conclusione spiacevole per Chiara, come comunicato da Marcello Viola, capo della Procura. Durante le indagini è stata ricostruita la pianificazione e la “diffusione di comunicazioni di natura decettiva”, volte a indurre in errore i consumatori tramite il collegamento ad operazioni di natura benefica.
Chiara Ferragni: ho fiducia nella magistratura
I legali dell’influencer, gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, attraverso una nota hanno reso nota la posizione di Ferragni in merito a quanto emerso dalle indagini, secondo cui lei avrebbe piena fiducia nel lavoro della magistratura affinché possa dimostrare quanto prima la sua innocenza:
Cosa succede adesso
Con la chiusura del processo, la difesa ha ora 20 giorni di tempo per presentare la documentazione necessaria a dimostrare l’innocenza dell’indagata o per ottenere una richiesta di archiviazione. In caso contrario, Chiara Ferragni rischia di essere citata in giudizio, con il conseguente avvio del processo per truffa. Secondo quanto stabilito dal Codice penale, ex articolo 640, per il reato di truffa è prevista la pena detentiva da 6 mesi a 3 anni, calcolata dal giudice in base alla gravità del fatto. Ora Chiara Ferragni difendersi dalle accuse e i suoi legali dovranno escludere eventuali responsabilità sul piano penale.