Le conseguenze della crisi internazionale su energia e approvvigionamenti avranno gravi ricadute sulla stabilità del tessuto imprenditoriale e, quindi, sui posti di lavoro. A spiegarlo è Andrea Di Francesco, of counsel dello Studio BDL, che pone l’accento sulla necessità di investire nel welfare aziendale per favorire il lavoro agile.
Quali sono gli effetti della fine dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro?
Certamente si sono riscontrate trasformazioni cruciali in ambito di organizzazione dei processi produttivi e di dematerializzazione del lavoro, grazie al supporto tecnologico fornito dalle piattaforme digitali. In questo senso, l’effetto principale, ormai noto, è quello dello sviluppo dello smart working, che è entrato in senso quasi strutturale anche nelle politiche di welfare, la cui tendenza è verso un concetto di lavoro ibrido, quale alternanza organica e fisiologica tra lavoro da remoto e lavoro in presenza. Detto questo, le tragiche vicende internazionali delle ultime settimane hanno rapidamente aperto nuovi temi sul fronte economico ed occupazionale derivanti dalla crisi energetica e degli approvvigionamenti.
Quali le questioni normative ancora in sospeso?
A mio avviso risulta necessaria, proprio alla luce di quanto detto sopra, una revisione organica della L. 81/2017 sul lavoro agile, ed in generale una spinta più decisa verso politiche di welfare che agevolino la conciliazione, ed anche la parità di genere, tra esigenze produttive ed organizzative, e bisogni personali/familiari, superando un certo rigorismo che caratterizza la legislazione attuale, naturalmente in larga misura preesistente alla pandemia. Occorre, infatti, affrontare il fenomeno delle cosiddette “great resignation”, ossia dell’ondata senza precedenti di dimissioni dai rapporti di lavoro subordinato (in Italia i dati parlano di un aumento del 26% delle dimissioni volontarie da parte degli under 40), probabilmente spinta da un malessere diffuso tra le fasce più giovani rispetto ad un modello di lavoro basato su criteri organizzativi forse non più del tutto al passo con i tempi. In tale prospettiva, si registra lo schema di decreto legislativo approvato il 31.03.2022 dal Consiglio dei Ministri di recepimento della Direttiva Ue 2019/1158 che introdurrebbe importanti novità sul tema della conciliazione tra tempi di vita lavorativa e quelli dedicati alla vita familiare. Da ultimo, riterrei opportuno un riordino della disciplina sui contratti a termine, dovendosi prendere atto che il legislatore sembrerebbe orientato ad un ritorno ad una certa flessibilità.
Quali gli scenari futuri del mercato del lavoro e le attuali criticità per imprese e lavoratori?
Le drammatiche vicende internazionali oggi sembrano pesare sull’economia e sul mercato del lavoro persino maggiormente di quanto possa fare l’onda lunga della Pandemia da cui stiamo uscendo. Se dovessero consolidarsi gli aumenti dei costi dell’energia, gli impatti su tutto il settore produttivo sarebbero rilevanti. Il timore è che molte realtà aziendali soprattutto le Pmi possano subire le conseguenze più nefaste, con gravi ricadute occupazionali. Ancora il settore del turismo, che sperava in una ripresa, verrà messo a dura prova, specie in quelle località che negli ultimi decenni si erano aperte al turismo dell’est.