Lo studio legale Dentons ha assistito una coppia di genitori che sono stati convenuti in giudizio dalla Procura della Repubblica per aver chiamato la figlia “Blu”.
Lo studio legale Dentons, nell’ambito della propria attività pro bono, ha assistito con il senior associate Matteo Casucci e, assieme all’avvocato Rosalia Terrei, una coppia di genitori che sono stati convenuti in giudizio dalla Procura della Repubblica su segnalazione dell’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Milano per aver imposto alla figlia il nome Blu.
[auth href=”https://www.lefonti.legal/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]In particolare, alla coppia è stata contestata la violazione dell’art. 35 del D.P.R. 396/2000 che prevede l’attribuzione di un nome “corrispondente al sesso”, ritenendo che Blu fosse un nome non riferibile in modo inequivoco a persona di sesso femminile.
Nel corso del giudizio è stato rilevato dalla difesa come il fine della disposizione in questione sia quello di preservare la dignità personale del minore, evitando attribuzioni di nomi univocamente riconducibili al sesso opposto e pertanto generatori di situazioni di ambiguità. Nel caso di specie si è dimostrato che il nome “Blu” è un nome “neutro”, senza alcuna caratterizzazione di genere, pertanto non in grado di ledere l’identità e la dignità della bimba.
All’udienza svoltasi nella mattinata di ieri, il Procuratore della Repubblica ha rinunciato al ricorso per la rettificazione con la conseguente archiviazione del procedimento da parte del Giudice tutelare.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]In particolare, alla coppia è stata contestata la violazione dell’art. 35 del D.P.R. 396/2000 che prevede l’attribuzione di un nome “corrispondente al sesso”, ritenendo che Blu fosse un nome non riferibile in modo inequivoco a persona di sesso femminile.
Nel corso del giudizio è stato rilevato dalla difesa come il fine della disposizione in questione sia quello di preservare la dignità personale del minore, evitando attribuzioni di nomi univocamente riconducibili al sesso opposto e pertanto generatori di situazioni di ambiguità. Nel caso di specie si è dimostrato che il nome “Blu” è un nome “neutro”, senza alcuna caratterizzazione di genere, pertanto non in grado di ledere l’identità e la dignità della bimba.
All’udienza svoltasi nella mattinata di ieri, il Procuratore della Repubblica ha rinunciato al ricorso per la rettificazione con la conseguente archiviazione del procedimento da parte del Giudice tutelare.
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