Investimenti e consulenza nel post pandemia

Dal decreto Liquidità, convertito poi in DL Agosto 2020, fino ai contributi a fondo perduto. Nell’anno della pandemia sono stati molteplici i provvedimenti del Governo che hanno evitato una crisi irreversibile e favorito la ripartenza degli investimenti.

Dal decreto Liquidità, convertito poi in DL Agosto 2020, fino ai contributi a fondo perduto. Nell’anno della pandemia sono stati molteplici i provvedimenti del Governo che hanno evitato una crisi irreversibile e favorito la ripartenza degli investimenti. A questi, poi, si sono aggiunti gli interventi Ue, utili a sostenere i mercati europei. Notizie positive anche per il comparto del risparmio gestito, che, secondo Assoreti ha registrato, lo scorso mese, un + 137% di investimenti netti. A fare il quadro sulla situazione del sistema economico e sul ruolo chiave del consulente finanziario nella gestione delle risorse economiche, è Germana Martano, direttore generale di Anasf, che racconta, inoltre, i progetti in cantiere dell’Associazione.

Come stanno vivendo i risparmiatori questa fase di ripartenza e che tipo di consulenza state offrendo?
L’emergenza sanitaria ha portato i risparmiatori ad essere più cauti, ad accumulare più risorse sui conti correnti, accrescendo così la propensione al risparmio per far fronte a possibili ulteriori situazioni di crisi. Buona parte di questo risparmio non è stata investita nei mercati finanziari, ma è rimasta per lo più ferma in attività improduttive con una conseguente erosione del capitale accumulato. In questi ultimi anni, pur ricorrendo a nuove e più veloci forme di comunicazione, il consulente finanziario è sempre stato al fianco delle famiglie e ne ha consolidato il rapporto di fiducia. Coloro che si sono affidati a un professionista hanno investito o ridefinito l’allocazione del portafoglio ottenendo risultati migliori rispetto a chi ha dimostrato un’eccessiva prudenza, come dimostrano i recenti e ancora positivi dati Assoreti dello scorso mese: + 137% di investimenti netti nel comparto del risparmio gestito. Il consulente finanziario è stato quindi in grado di gestire la cautela dei risparmiatori, facendo comprendere la necessità di utilizzare le risorse economiche al fine di raggiungere il benessere economico individuale, favorendo anche prodotti che possano aiutare l’economia reale, contribuendo ad innalzare anche il benessere collettivo.

Gli interventi normativi dei governi che si sono alternati, a suo avviso, sono stati adeguati alle esigenze del sistema finanziario nel contesto attuale di ripartenza?
Negli ultimi due anni sono stati numerosi gli interventi del Governo a sostegno dell’economia. In particolare, i consulenti finanziari sono stati interessati da diverse misure legislative, che Anasf ha seguito fin dalle prime fasi, dal decreto di liquidità (marzo 2020) successivamente convertito in DL Agosto 2020, fino ai contributi a fondo perduto. A livello operativo è stata utile anche la strategia intrapresa dal legislatore europeo, che nel periodo della pandemia è intervenuto con alcune norme che hanno aiutato i mercati. Ad esempio, la Direttiva MiFID Quick Fix ha modificato alcuni aspetti della MiFID II al fine di ridurne la complessità normativa e i requisiti onerosi che ostacolavano lo sviluppo dei mercati europei. L’Ocse ha rivisto al rialzo le stime di crescita del pil italiano per il 2021 a + 5,9%, e il clima di fiducia è positivo.

Quali sono le prossime iniziative di Anasf e che tipo di azioni governative vi aspettate?
Come Associazione abbiamo dato, come sempre, il nostro contributo cercando di favorire l’attività della categoria. A livello nazionale abbiamo recentemente siglato un accordo con Confesercenti con l’obiettivo di valorizzare e rafforzare la voce dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede nel quadro politico ed economico del Paese, abbiamo creato un tavolo inter-associativo Anasf-Assoreti per far fronte al problema generazionale che vede la professione di consulente finanziario invecchiare (52 anni, ultimi dati Ocf) come conseguenza fisiologica dell’invecchiamento dell’età media della popolazione, ad oggi a 46 anni per l’Istat. A livello europeo abbiamo partecipato alla consultazione della Commissione Ue sulla strategia retail per individuare i possibili miglioramenti del quadro normativo per gli investitori al dettaglio, il cui livello di partecipazione nel mercato dei capitali dell’Ue è ancora basso nonostante gli elevati tassi di risparmio individuale in Europa. Come Associazione continueremo a supportare la categoria in tutte le sedi opportune, anche partecipando alle consultazioni del settore, e mi auguro che il nostro contributo, che radica il suo valore nell’operatività quotidiana con il mercato, venga ascoltato.

Quali sono gli scenari futuri della consulenza finanziaria?
I mercati sono sempre più complessi e oramai è indispensabile per i cittadini una guida nella sconfinata realtà degli investimenti. La categoria, su molti aspetti, è stata in grado di anticipare questa evoluzione, ad esempio implementando il lavoro in team: le competenze trasversali e tecniche del singolo consulente finanziario possono essere messe in campo e rafforzate da quelle dei colleghi, per fornire un miglior servizio al cliente. Questa nuova modalità operativa permette sicuramente l’ingresso di nuove leve e assicura un passaggio generazionale più fluido, continuando a garantire una relazione di valore con il cliente finale. In generale, la collaborazione con più profili professionali permetterà in futuro di assistere il cliente a 360 gradi lungo il suo ciclo di vita. La digitalizzazione del settore poi richiede al professionista l’acquisizione di nuove competenze tecnologiche, che sappiano integrare quelle economico-sociali e insieme aggiungano valore alla consulenza erogata, anche per raggiungere le nuove generazioni di clienti.

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