Smart working e nuova organizzazione del lavoro. È il tema trattato nel corso della puntata di Doppio Binario, in cui sono intervenuti Olimpio Stucchi, managing partner dello studio legale Uniolex, Paola Boromei, hr manager di Snam, Alfredo Lombardi, hr director Takeda Italia. Vediamo cosa è emerso.
Durante il periodo della pandemia molte imprese sono state costrette a ricorrere allo smart working, oltre ad altri tipi di strumenti per poter lavorare da remoto e quindi per non fermarsi.
Dottoressa Boromei, Snam come ha vissuto il periodo del lock down e quali iniziative ha intrapreso per poter mandare avanti tutta l’attività e la gestione da remoto?
Boromei: Snam è una delle maggiori infrastrutture energetiche al mondo, una realtà come “codice ateco” quindi che doveva garantire in questo periodo, e nei mesi passati, la piena continuità del suo business ai fini appunto della sicurezza energetica nazionale. Snam ha avuto la necessità di continuare le sue attività, da un lato con lo smart working e dall’atro anche grazie alle tecnologie, riuscendo a traslare il lavoro di 2.300 persone da una normale attività di ufficio di sede o addirittura di territorio ad un’attività che veniva svolta da remoto e in particolare da casa. Per citare alcuni numeri, sono state effettuate 165 mila circa call e videoconferenze, quindi 650 mila ore di lavoro da remoto in una modalità che sicuramente ha imposto dei canoni un po’ diversi rispetto a quelli a cui le persone erano abituate con una gestione del tempo molto cadenzata, molto sequenziale e con un’evidente riduzione anche gli aspetti di socialità. Il bilancio è stato estremamente positivo perché abbiamo fatto diverse scoperte; abbiamo creato un team interfunzionale di emergenza operativo 24 ore su 24 con tutte quelle funzioni chiave che in azienda dovevano garantire in qualche maniera appunto il presidio, la sicurezza e la business continuity. Una delle leve su cui abbiamo puntato di più sicuramente è stata la comunicazione. Quando c’è stata l’emergenza abbiamo contattato alcune realtà cinesi, ci siamo fatti un po’ raccontare quali leve fossero state vincenti in quella fase e loro ci hanno detto “over communicate” quindi puntare tanto sugli aspetti di coinvolgimento delle persone, a partire dall’amministratore delegato, perciò abbiamo lanciato una campagna proprio di engagement all’interno delle persone, che abbiamo portato fino ai social, per chiedere alle persone di raccontare la propria esperienza anche da un punto di vista emotivo non solo tecnico
Avvocato Stucchi molte imprese durante lockdown si sono dovute adeguare allo smart working e ad altri strumenti pur di garantire una certa continuità e quindi non chiudere. Quali saranno le prospettive, le aziende cosa si dovranno attendere nelle prossime settimane, anche in chiave normativa, in base anche dalla sua esperienza?
Stucchi: Molto dipenderà dai numeri dei contagi, cioè ancora una volta sarà la situazione sanitaria che governerà la realtà economica di questo paese. Gli scenari sono due perché dipenderanno dall’innalzamento oppure no dei numeri dei contagi, lo scenario peggiore è sull’innalzamento, è un po’ il trend di questi giorni, se si proseguirà nel trend di innalzamento andremo incontro ad un permanere della situazione emergenziale l’ultimo dpcm scade il 7 di ottobre e lo stato di emergenza dichiarato, o meglio prorogato a fine di luglio, scade a metà di ottobre, se proseguiranno i numeri dei contagi è praticamente certo che ci sarà un nuovo dpcm e una proroga dello stato di emergenza e ciò vorrà dire continuare nella situazione emergenziale, vorrà dire continuare con la legislazione emergenziale. L’altro scenario direi che un po’ meno probabile ad oggi è quello di una diminuzione o di un mantenimento dei numeri di contagi che vuol dire cercare di uscire dalla situazione emergenziale, ritornare ad una situazione di normalità o di avviamento alla normalità e non trascurare esperienza fatta, perché è veramente una milestone nella storia e ci ha fatto capire come uno strumento del tutto residuale come il cosiddetto smart working. In questa prospettiva le aziende devono fare uno sforzo per ripensare l’organizzazione al lavoro, il metodo blend è sicuramente quello migliore, quello auspicabile su base aziendale, cioè il centro del mondo del lavoro non sarà più la nazione, ma saranno le singole aziende e questo avrà un impatto fortissimo anche nelle relazioni industriali
Dottoressa Boromei quali sono gli aspetti positivi, se ce ne sono stati, e le criticità emerse durante questa esperienza di lockdown?
Boromei: Certamente da oggi gli strumenti di lavoro e l’organizzazione del lavoro sarà in funzione dell’evoluzione del quadro epidemiologico, siamo a un punto di non ritorno, quindi le vecchie abitudini sono già asincrone rispetto alla fase che stiamo vivendo e soprattutto alle esigenze delle persone. Se dovessi riassumere in due parole la risposta è people centricity, cioè quello che abbiamo fatto come azienda in questi mesi è stato prenderci cura della sicurezza delle persone, del benessere della continuità e anche dello stato psicologico. L’altro aspetto fondamentale è rivedere i modelli di leadership, cioè oggi quello che viene richiesto in è creare delle condizioni di fiducia rinnovata, quindi avere dei sistemi di performance management che poggino più sulla misurazione
dei risultati ottenuti.
Avvocato Stucchi, quali sono secondo lei gli aspetti positivi che tutte le imprese che vogliono ecco creare nuovi modelli organizzativi devono tener conto?
Stucchi: Ci sono due dati strutturali che sono stati intascati dalle imprese.
Primo, è possibile la business continuity anche in un momento di emergenza massima, questo se ci sono ottime infrastrutture tecnologiche. Secondo, è stato fondamentale mantenere l’engagement, ma anche envolvement, quindi il coinvolgimento che è quella forza lavoro a tutti i livelli nel mantenere un’azienda operativa e infine la capacità forte di leadership del management di fare squadra, il che vuol dire pensare ad un ambiente di lavoro a relazioni di lavoro non più basate sulla gerarchia, ma basate sul coinvolgimento e partecipazione.
Un altro elemento fondamentale, lo dicevamo prima, è quello del di forti strutture tecnologiche e quindi capacità di fare squadra e di saper creare valore.
Questo è un concetto fondamentale per il futuro perché deve cambiare il paradigma di come è stato inteso finora il rapporto di lavoro e bisogna passare a un metodo compartecipativo, perché la creazione di valore genera un obiettivo comune, un bene comune in quanto figlio di una visione dell’impresa come strumento per il benessere di tutti i suoi partecipanti.
Continuiamo a parlare di nuova organizzazione del lavoro concentrandoci sulle relazioni industriali. Si aprirà una nuova stagione di revisione degli accordi vigenti in azienda. Che tipo di stagione ci aspetta e quali le criticità e lo scenario che si prevede per le nuove relazioni industriali
L’emergenza ha fatto emergere alcune ombre sul sistema lavoro, con l’incremento delle responsabilità per le imprese e la difficoltà a modificare i contratti nel segno della flessibilità. Cosa ne pensa?
Stucchi. Siamo di fronte ai primi allarmi di tipo economico sociale, con aziende che hanno perso il 60-70 per cento del fatturato, settori in crisi sistemica come turismo, ristorazione, trasporti. Il secondo problema riguarda le aziende con filiera produttiva non indispensabile. Il terzo le imprese che non si sono mai fermate. Tutte avranno problemi di tipo economico, dato che sono crollati i consumi. Oltretutto, il lavoro non è più come prima, i lavoratori hanno paura a lavorare in azienda e i sindacati seguono questo tipo di paure. Le aziende hanno dovuto attrezzarsi con le dovute cautele per far fronte a un’operatività continua laddove non sia possibile ricorrere allo smart working. Ci troviamo ora a far fronte a rischi sistemici di tenuta delle aziende.
Come sono stati i mesi del lockdown per Takeda Italia?
Lombardi. Facciamo parte di uno di quei settori che ha continuato a lavorare e abbiamo affrontato una sfida organizzativa importante. La nostra organizzazione ha retto e questo col senno di poi non è stato facile, era tale la preoccupazione che anche in termini di relazioni industriali tutti hanno collaborato. Il Covid l’ha fatta da padrone anche nel mondo della sanità e altre patologie sono passate in secondo piano. In termini di filiera, la farmaceutica sta subendo dei contraccolpi. Confidiamo si ritorni a una nuova normalità che terrà conto di tutte le esperienze fatte in questo periodo. Ci sono una serie di esperienze che sono state apprezzate, che hanno avuto ricadute positive e che cercheremo di replicare
Questo richiederà grande collaborazione anche in termine di relazioni industriali.
Quali i passi che devono compiere le aziende lungimiranti?
Stucchi. Il quadro normativo è una zavorra importantissima. Va ripensato il modo in cui strutturare il diritto del lavoro. Abbiamo una legislazione per la maggior parte non derogabile, la contrattazione collettiva nazionale che è un abito che va bene per tutte le aziende, poi gli accordi di prossimità. La contingenza Covid ha fatto capire che al centro del mondo del lavoro ci sono imprese e lavoratori, e quindi il sindacato su base aziendale e non nazionale. Bisogna ripensare tutte la logica delle relazioni industriali per portare al centro gli accordi su base aziendale. Il futuro è fatto di innovazione, trasformazione ma anche di rapidità di intervento. Non si può aspettare il legislatore nazionale. Il sistema delle relazioni industriali deve essere ripensato mandando in pensione lo statuto dei lavoratori, costruito sulla base della fabbrica fordista.
Lombardi. Il legislatore che chiedeva a noi del settore privato di attrezzarci velocemente per lavorare nel lockdown è lo stesso che per i propri dipendenti della pubblica amministrazione partiva dall’età della pietra. L’obiettivo delle aziende, oggi, non è restare in piedi ma essere competitive. Le relazioni industriali devono seguire il passo dei tempi, e l’esperienza che abbiamo fatto qualcosa ce l’ha insegnato: dobbiamo essere agili e pronti per reagire a qualunque situazione di contesto in cui ci veniamo a trovare.