L’udienza ai tempi di Coronavirus? A due metri di distanza dal giudice.
Lo si legge in un avviso appeso alla porta della stanza di un giudice del territorio bresciano, dove dispone che l’accesso “sia limitato a coloro i quali debbono partecipare alle udienze, i quali si fermeranno all’ingresso della stanza in modo che sia osservata la distanza minima di metri due dallo scrivente”.
La comunicazione è in ottemperanza a quanto previsto dal provvedimento del presidente della Corte d’appello di Brescia del 24 febbraio scorso, che invita il personale di magistratura e amministrativo a “limitare l’accesso all’aula di udienza delle persone strettamente necessarie e comunque evitando di far affluire troppe persone contemporaneamente, mantenendo prudenzialmente la distanza consigliata di due metri, oltre alle generali indicazioni del ministero della salute”.
Dello stesso tenore le indicazioni date agli avvocati di Milano: “le udienze saranno svolte con accorgimenti per evitare che ci siano contatti a distanza inferiore ai due metri. Questo vorrà dire che ci sarà un ingresso nelle aule di udienza contingentato e, riteniamo, sarà valutata la possibilità di svolgere attività nei processi che per numero di parti interessate non consentano il rispetto delle regole igieniche precauzionali”.
Sì, perché la giustizia non si può fermare, neanche in tempi di Coronavirus. L’importante è che sia a due metri di distanza.