La pandemia da un lato e la guerra in Ucraina dall’altro, hanno rallentato una riforma che da troppo tempo necessitava di essere attuata e che, ad oggi, è diventata un’emergenza. A sostenerlo sono i professionisti di PNRR Avvocati Network Advisory: (da sinistra) Lucio Lacerenza, Riccardo Segamonti, Massimiliano Casadei, Francesca Petullà, Andrea Grazzini, Rizzardo Del Giudice, Samantha Battiston.
Da cosa è nata l’esigenza di riformare gli appalti?
Da tempo è insorta la necessità di rivisitare la normativa attuale che, dopo 6 anni dall’adozione, di fatto non ha visto il suo completamento. Il Codice attuale ha demandato a 40 ulteriori provvedimenti da adottarsi la sua attuazione. La mancata adozione dell’intero impianto normativo a regime ha portato gli operatori di settore, prime tra tutte le amministrazioni, a produrre una quantità di atti di gara e contratti che di fatto sono la prova dello “slalom tra le norme”, norme che in alcuni casi sono anche datate. A ciò si aggiunga, il ruolo di supplenza da parte della giurisprudenza e da parte di Anac. Il dibattito si è purtroppo arreso alle evidenze dell’evento pandemico e la guerra in Ucraina che hanno imposto una normativa emergenziale. In questo scenario, ancora, arriva il PNRR con un termine di scadenza ben preciso e si materializza lo spettro dell’impossibilità di potere perseguire le finalità delle sei missioni di cui si compone, perché la normativa incompleta, farraginosa, accompagnata da norme emergenziali è un magma incandescente da incanalare in una procedura di gara.
Qual è, fra tutte, la novità più impattante?
Non ve ne è una sola. Merita menzione l’affermazione dei principi tra cui quello del risultato, della fiducia o della conservazione dell’equilibrio contrattuale. La vera novità però è la qualificazione della stazione appaltante, una riforma strutturale destinata a potenziare e qualificare soprattutto i dipendenti. Tutta da esplorare, poi, è la parte che il codice ha riservato alla solidarietà e sussidiarietà orizzontale nonché ai rapporti con gli enti del Terzo settore, clausole che recepiscono istanze di tutela e perequazione sociale nonché di tutela e sostenibilità ambientale.
La riforma avrà effetti sul lavoro dei consulenti?
La risposta è certamente positiva. Non sarà tuttavia sufficiente la mera attività di consulenza secondo canoni tradizionali e consolidati, ma occorrerà fare sinergia e concentrare le specializzazioni ed esperienze di cui necessita il settore per proporsi come supporto valido ed efficace al tempo stesso delle stazioni appaltanti e delle imprese.