Internazionalizzazione, m&a e sostenibilità sono le parole chiave dell’edizione 2019 della Private Capital Conference co-organizzata a Milano da tre attori, Aifi (Associazione italiana del private equity venture capital private debt), Linklaters e PwC Italia. Cosa emerge dunque? Da una parte, negli ultimi cinque anni il settore del private equity ha fatto registrare un successo senza precedenti. Durante questo periodo è stato infatti raccolto, investito e ridistribuito agli investitori più denaro che in qualsiasi altro periodo della storia dell’industria.
«I dati a livello europeo non sono ancora disponibili ma le indicazioni macro fanno vedere una raccolta abbastanza positiva e livello globale. Sta di fatto che ci sono 1,2 mila miliardi di dollari da spendere», commenta Francesco Giordano, partner Pwc Deals. Ma, come quasi sempre accade, è proprio in periodi come questo che bisognerebbe “running scared” (iniziare a preoccuparsi, ndr) per cogliere tutte le possibili minacce che comportano inevitabilmente scenari nuovi. Prendiamo ad esempio i fondi pensione che, sempre più spesso, oggi investono in modo diretto. O i Family Office. Come sta quindi cambiando il mercato?
Nuovi attori sul mercato dei capitali. L’evento ha visto due momenti di discussione a cui hanno partecipato partner e fondatori di importanti fondi italiani e internazionali. Il primo panel, dal titolo “Nuovi modelli di business: Diversificazione multi-asset e strategie di internazionalizzazione” ha visto la partecipazione di Eugenio de Blasio, managing partner e ad di Green Arrow Capital, Raffaele de Courten, partner fondatore di Alto Partners, Silvia Oteri, partner di Permira, Filippo Penatti managing director di The Carlyle Group, Gianandrea Perco, ad di Dea Capital Alternative Funds sgr e Nino Trochetti Provera, fondatore e managing partner di Ambienta sgr moderati da Giorgio Fantacchiotti, corporate partner di Linklaters. Dalla discussione è emerso che nuovi attori si stanno affacciando sul mercato dei capitali privati: family office, fondi sovrani e i Hnwi (high net worth individual). Attualmente non sono competitor, ma soggetti che si muovono sul mercato in maniera diversa o, nella migliore delle ipotesi, anche possibili partner. «Oggi non vediamo questi soggetti come competitor ma come partner. Tra l’altro sono sempre più evoluti, anche nelle operazioni di exit», ha commentato Filippo Penatti, managing director di Carlyle Group. Un esempio di questa nuova relazione è l’accordo che Adia, il fondo di Abu Dhabi, sta conducendo con due fondi di investimento per fare un’offerta a Thyssenkrupp. Sono invece molto più complessi i rapporti con i family office i cui patrimoni, per questioni di riservatezza dei clienti, non sono mappati. A fare da sfondo al panel è poi un fatto: i fondi chiedono a gran voce l’arrivo sul mercato dei capitali delle assicurazioni e degli istituti previdenziali. Ribadisce la rilevanza del target m&a e dell’internazionalizzazione anche il legale di Linklaters. «A livello europeo i principali fattori di crescita sono internazionalizzazione e m&a. Dall’incontro è emerso poi un focus su alcuni settori vincenti come la chimica e il medicale che sono meno sensibili allo spending delle famiglie e alle regolamentazioni. Ci sono poi informatica e fintech. In generale buy&biult e m&a sono gli aspetti che sono considerati più interessanti. In generale, ci vorrebbero maggiori incentivi a investire in aziende tramite sgravi fiscali. C’è ancora molto da fare», ha detto Giorgio Fantacchiotti, Corporate Partners di Linklaters.
L’Italia deve recuperare terreno. Un appello ai fondi pensione. Secondo i dati emersi durante l’incontro, oggi in Italia le masse gestite dal sistema pensionistico ammontano a 170 miliardi di euro. Mentre la media europea di capitali impegnati in alternative asset è del 5-6%, in Italia è allocato sugli investimenti alternativi di private equity e private debt solo l’1-1,5% delle masse. Ha detto preoccupato Raffaele De Courten, partner fondatore di Alto Partners sgr: «molti attori istituzionali stanno dando mandato ad advisor inglesi e americani per definire l’asset allocation sugli alternativi. E questo non è buono per il Paese perché si tratta di advisor che finirebbero per portare il risparmio pensionistico italiano altrove». Anche Eugenio De Blasio, managing partner e amministratore delegato di Green Arrow Capital, ha lanciato un appello al mondo dei fondi pensione italiani: «se si adattassero ai benchmark europei, gli attori presenti sul palco della conferenza di oggi avrebbero nuove risorse».
Una nuova asset class. A emergere è il fatto che quella dei fondi di private equity è diventata una asset class interessante dato che quelle tradizionali lasciano a desiderare, in termini di performance. E i numeri sono interessanti. Dice Giordano che «nel I semestre 2019, quattro mila fondi hanno raccolto oltre 221 miliardi di dollari. Sono invece in calo le operazioni di buy out: si parla di un -22% rispetto al I semestre del 2018 per un valore che è sceso del 47%. Il calo è dovuto a questioni geopolitiche tra effetto Trump sui dazi, l’incertezza portata dalle elezioni europee e la Brexit. Un mercato al ribasso traina giù con sé tutte le asset class». E l’Italia? Continua l’esperto: «in termini di operazioni il mondo del private equity sta facendo bene: le operazioni sono state 166 pur in una situazione congiunturale difficile e tra luglio e agosto si sono viste grosse operazioni. L’Italia si sta muovendo meglio, in altre parole. E anche le operazioni di buyout in Italia hanno segnato un +20% e si è rinnovato l’interesse da parte dei fondi internazionali che sono tornati a investire nel Paese. Questo significa che hanno capito che in Italia l’incertezza è un aspetto connaturato e che con questo si può convivere».
I settori su cui puntare. Il secondo panel, moderato da Francesco Giordano, partner di PwC, ha visto confrontarsi Stefano Ferraresi, partner di Bc Partners, Fabrizio Gualdi, partner di Triton, Carlo Mammola, ad di Fondo italiano d’investimento, Eugenio Preve, senior principal di Cinven e Nicolò Saidelli, head di Ardian Italy. La discussione ha riguardato «Nuovi modelli di intervento: settori di interesse, creazione di valore sostenibilità» e ha messo in luce alcuni mercati su cui puntare: l’healthcare, media e telecomunicazioni e l’automotive. Quest’ultimo in particolare si sta preparando a un futuro fatto di elettrificazione e guida autonoma. Senza dimenticare le possibilità offerte dal nostro Paese con masse che crescono del 6-7%.