Nokia, centralità a risk management e inclusività

Emiliano Berti, head of legal & compliance, fa il punto sulle attività dell’ufficio legale

Oggi ai legali di impresa è chiesto di essere dei veri e propri facilitatori per il business e di combinare la conoscenza del diritto, della finanza alle competenze di management e leadership. A sostenerlo è Emiliano Berti, head of legal & compliance, Europe di Nokia, che, intervistato da Le Fonti Legal, racconta il ruolo centrale del team legale nelle attività cross border e nel risk management, oltre alle iniziative pro inclusività messe in campo dal colosso della telefonia.

Quali sono stati gli impatti della pandemia nel lavoro dell’ufficio legale?
Come tutti sappiamo, il Covid-19 ha segnato un momento di rottura epocale delle nostre esistenze. In tale contesto i dipartimenti legali delle aziende si sono trovati a fronteggiare emergenze e criticità mai viste. Lato nostro, abbiamo dovuto dare risposte a tematiche trasversali dovendo contemperare interessi diversi, dall’incolumità dei nostri dipendenti alla continuità operativa dell’azienda, fatto questo non certo trascurabile, data la vitale importanza del settore delle telecomunicazioni in tempi di pandemia. La sfida, soprattutto nella prima fase dell’emergenza sanitaria è stata ambiziosa, ci siamo sentiti investiti di una responsabilità sociale a cui il nostro team ha risposto senza esitazioni. Ancor di più, il team legale italiano ha segnato il passo per i nostri colleghi nel resto del mondo, atteso che quello che abbiamo affrontato nei primi mesi del 2020 ha contribuito enormemente a dare forma alle procedure operative aziendali da implementare negli altri paesi nei mesi che sono seguiti.

Che importanza riveste l’attività di risk management e in cosa si concretizza all’interno del suo team?
Il risk management ha un ruolo peculiare all’interno della compagine aziendale: trovare il giusto equilibrio tra i rischi e le opportunità è un’attività complessa che coinvolge diverse funzioni, ed il team legale ha un ruolo fondamentale in questo processo. In concreto, abbiamo la responsabilità di identificare i rischi contrattuali, sollevare questioni su aspetti non necessariamente giuridici in senso stretto ma che possono comunque avere un impatto sulla profittabilità di una data operazione, supportare le funzioni di business nelle attività quotidiane che creano valore nel nostro mercato di riferimento. Ovviamente, l’efficacia del nostro supporto è direttamente proporzionale al coinvolgimento della nostra squadra nelle attività aziendali, e condizione necessaria per garantire l’adeguato coinvolgimento è la consapevolezza che il team legale svolga un ruolo di facilitatore e non di censore.

Quali saranno le maggiori sfide dei legali di impresa nei prossimi mesi?
Oggi spesso le aziende si trovano a competere con studi legali internazionali, società di consulenza e banche d’affari per accaparrarsi i migliori professionisti sul mercato, fatto, questo, impensabile fino a qualche anno fa, quando le aziende aspiravano nella migliore delle ipotesi ad assumere giuristi di seconda fascia, data la diversa sofisticazione del lavoro d’azienda nei tempi passati. I legali d’impresa che conosciamo oggi sono il frutto di un’evoluzione che ha visto un’accelerazione incredibile nell’ultimo decennio, per cui abbiamo assistito ad un passaggio da un ruolo meramente reattivo all’interno della compagine aziendale, con un coinvolgimento massivo dei legali esterni, ad uno più smaccatamente proattivo, ove all’in-house counsel viene chiesto di risolvere problematiche complesse a tutto tondo sulla scorta di una expertise maturata all’interno dell’azienda che combina sì elementi di diritto, senza però trascurare competenze di finanza, management e leadership. In estrema sintesi, sempre di più il legale d’impresa ha la missione di trovare soluzioni incardinabili in un ecosistema a matrice complessa che viaggia a velocità sempre maggiore: in tale contesto, a mio avviso avranno successo i legali d’impresa che saranno in grado di adattarsi alle crescenti sfide di un mercato estremamente competitivo, fornendo un valore aggiunto, specifico e trasversale, alla compagine aziendale che evidentemente non è più mutuabile dai legali esterni, che per il loro diverso background e preparazione, non possono più fornire come avveniva in passato.

Quale responsabile legale per l’Europa di una multinazionale con un team basato in diversi paesi, potrebbe descriverci le peculiarità che lei vede legate al suo ruolo?
Assistiamo quotidianamente ad un evolversi repentino del sistema giuridico per cui siamo chiamati a contemperare interessi diversi ed a volte contrastanti: si pensi alle problematiche relative alla tecnologia idonea ad usi militari o intercettazioni di massa, all’annosa questione delle sanzioni internazionali, o ai recenti sviluppi del data privacy con l’introduzione del Gdpr.
Nel mio ruolo ho la responsabilità di coordinare le attività di legali e contract manager basati in diversi paesi, dal Portogallo alla Russia, dalla Finlandia alla Turchia. Come è intuibile, la diversità culturale da una parte e la specificità dei sistemi giuridici dei singoli paesi dall’altra sono i pilastri che maggiormente caratterizzano il mio lavoro. D’altro canto, godo di un punto di vista privilegiato che mi permette di poter combinare e massimizzare l’esperienza e le capacità di un team internazionale di professionisti in questioni giuridiche cross-border ad alta complessità, che sovente investono problematiche di diritto domestico, internazionale e comunitario.

Nokia è una società a tutti nota per la sua inclusività e multiculturalità: può descriverci qualche iniziativa che avete intrapreso nella vostra società?
Non posso essere più d’accordo: per noi in Nokia la diversità e la multiculturalità hanno sempre rappresentato una risorsa e mai un problema, ancor di più esse fanno parte del dna su cui poggiano i nostri valori aziendali più radicali.
In tal senso, vorrei citare un’iniziativa di pay equity molto interessante ed oserei dire più unica che rara intrapresa in Nokia nel 2019 e per gli anni a venire: a fronte di differenze retributive non giustificabili da fattori oggettivi (performance, esperienza, livello di anzianità e sede di lavoro), la nostra azienda ha deciso volontariamente e senza sollecitazioni di intraprendere un ambizioso progetto di adeguamento salariale a livello mondiale, volto a condurre una pay equity analysis con l’ausilio di una primaria azienda di consulenza specializzata nel settore.
Ciò ha portato ad un allocazione di budget nello stesso anno al fine di neutralizzare il gap retributivo: come è di facile intuizione, l’iniziativa ha generato dei costi non indifferenti per l’azienda, che però ha voluto dare un segnale forte in linea con i propri valori.

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