Una sensibile riduzione del contenzioso penale attraverso molteplici strumenti processuali: dalla maggiore speditezza dell’attività giudiziaria alla digitalizzazione. Sono queste, secondo Chiara Padovani, titolare dello Studio Legale Padovani, alcune delle più importanti novità introdotte dalla Riforma Cartabia.
Su quali branche del diritto penale vi siete concentrati maggiormente in questo 2021?
Nel corso del 2021 l’attenzione del mio Studio si è concentrata, anzitutto, sui potenziali risvolti penali degli effetti – ancora presenti – della pandemia che ci ha investito nel 2020. Più precisamente, ho seguito diversi procedimenti penali incardinati contro titolari di farmacie sparse sul territorio nazionale per ipotesi delittuose correlate alla vendita al pubblico di “mascherine” asseritamente non conformi alla regolamentazione europea di settore; molti di questi procedimenti si sono peraltro già positivamente conclusi. Inoltre, volgendo lo sguardo al settore della responsabilità degli Enti discendente da reato ex D.lgs. n. 231, l’attività si è focalizzata sulle ricadute c.d. indirette del Covid-19, prestando consulenza stragiudiziale per la correlata implementazione dei Sistemi 231; laddove, poi, ricopro incarichi come O.d.V., l’attività di vigilanza di cui all’art. 6 D.lgs. n. 231/2001 ha investito non solo i presidi in chiave penal-preventiva rispetto ai reati presupposto correlati alla sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro, ma anche a quelli attinenti alla sicurezza informatica, alle richieste e all’utilizzazione di fondi pubblici e ammortizzatori sociali. Alla luce, inoltre, dell’introduzione dei reati tributari nel corpus 231, il mio Studio si è ampiamente concentrato su tale materia, fornendo assistenza, sia in ambito giudiziale, sia stragiudiziale, a persone fisiche e Società. L’anno in corso vede inoltre un particolare impegno professionale nella difesa di manager, italiani e stranieri, nell’ambito di vicende giudiziarie, anche di notevole impatto mediatico, incentrate sui delitti contro la Pubblica Amministrazione e contro l’Economia.
È entrata in vigore la Riforma del processo penale. Come commenta l’impianto normativo?
La tensione concettuale che attraversa il nuovo impianto normativo è volta al conseguimento di una sensibile riduzione del contenzioso penale mediante diversi strumenti processuali, tra i quali: la maggiore speditezza dell’attività giudiziaria; la digitalizzazione; le modifiche ai c.d. riti alternativi con finalità deflative. In questo scenario, spicca anche la previsione di una disciplina che, in ogni caso, rimedi alla stasi del procedimento mediante un intervento del Giudice per le indagini preliminari (art. 1, comma 8, lett. g), Legge n. 134/2021). Grande interesse è poi da prestare alla modifica della regola di giudizio di cui all’art. 425, comma 3 c.p.p. nel senso di prevedere che il Giudice per l’udienza preliminare pronunci sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna.
Come vede il futuro della professione di avvocato penalista?
La professione forense sta vivendo un forte periodo di crisi di “vocazione”. La rarefazione interpersonale che abbiamo vissuto ha poi giocato un ruolo di non poco momento rispetto sia ad una minore dinamicità della nostra attività giudiziaria sia ad un minore coinvolgimento dialettico nell’ambito degli eventi formativi e divulgativi di settore in larga parte ancora attuati da “remoto”. In questa prospettiva di analisi, ritengo che debbano essere proprio le nostre professionalità più “mature” a dare concreti segnali di sostegno e di stimolo alle nuove generazioni, cercando di ispirarle nel quotidiano della propria professione alla massima correttezza deontologica, al rigore scientifico ed alla passione autentica per la difesa penale.