Più formazione per mitigare i rischi informatici

Alessandra Bini, head of legal department di IBM Italia, fa il punto sulle criticità legate all’evoluzione dei processi di digitalizzazione e sui progetti della direzione legale.

Alessandra Bini, head of legal department di IBM Italia, fa il punto sulle criticità legate all’evoluzione dei processi di digitalizzazione e sui progetti della direzione legale. Fondamentale per le aziende sarà la predisposizione di strumenti digitali altamente sofisticati per l’identificazione dei rischi, accompagnata da un’intensa attività di formazione del personale.

Nell’ultimo anno il processo di digitalizzazione ha subìto un’accelerazione consistente. A suo avviso, quale sarà l’evoluzione dei rischi legali connessi?
Concordo, l’accelerazione del processo di digitalizzazione che abbiamo visto nell’ultimo anno è stata senza precedenti. L’aumento della condivisione di dati e applicazioni in rete ci porta soprattutto a riflettere sul tema sicurezza informatica e dei rischi connessi.
I dati del 2020 (Report “Cost of a Data Breach 2020”, Ponemon Institute con IBM Security) indicano, tra l’altro, che la maggioranza delle violazioni è causata da attacchi intenzionali, ma rilevano anche errori umani e falle nei sistemi. È dunque evidente che costi e rischi, anche legali, connessi agli incidenti di sicurezza sono notevoli. Tali eventi possono risultare in una compromissione o sottrazione di dati personali, oppure di dati riservati o contenenti proprietà intellettuale. Le violazioni non si limitano ad arrecare danni e costi diretti, ma possono comportare anche danni all’immagine, perdita di opportunità commerciali, applicazione di sanzioni. In un tale scenario, gli investimenti sulla sicurezza informatica e sulla formazione del personale non possono non essere una priorità per operatori economici e imprese, istituzioni e operatori economici. In questo senso, gli strumenti digitali adottati devono rispondere ad alti standard di sicurezza ed essere correttamente configurati. È opportuno implementare dei programmi di governance e audit per identificare e monitorare costantemente i rischi e le vulnerabilità. Ma non basta: tali strumenti devono affiancarsi ad attività di formazione, per la comprensione e l’adozione di pratiche corrette di utilizzo degli strumenti aziendali e per diffondere un’adeguata conoscenza dei sistemi adottati dall’azienda per i vari e diversi processi produttivi, industriali o di vendita.
Per concludere, la trasformazione digitale che caratterizza questo momento storico, politico ed economico è una grande opportunità che ci deve trovare preparati: gli investimenti in innovazione e capitale umano rappresentano senza dubbio i fattori più rilevanti per mitigare i rischi connessi alla sicurezza informatica.

Su quali progetti innovativi intende concentrarsi la direzione legale nei prossimi mesi?
Tornando all’accellerazione dei processi di digitalizzazione è indubbio come questo abbia introdotto in diversi settori nuove modalità di operare agevolando e velocizzando i processi decisionali, produttivi, logistici, per citarne alcuni.
Al giurista, e a maggior ragione al giurista di impresa, è quindi richiesto di essere maggiormente responsive nel supportare la struttura commerciale in un mercato sempre più competitivo ed è fondamentale dotarsi di metodologie e strumenti che rendano le direzioni legali più efficienti.
Al riguardo, riteniamo che l’implementazione di metodologie e tool di automatizzazione sia un tema centrale. Alcuni esempi: abbiamo lanciato in questi giorni un nuovo portale chiamato ‘Legal information for the Business’ contenente una serie di linee guida su come affrontare situazioni o richieste di natura ricorrente, indicazioni in merito ai processi aziendali da applicare e i professionisti di riferimento per le relative tematiche. Il tutto in un’ottica di facilitare l’accesso a informazioni e documenti disponibili per rendere i nostri colleghi maggiormente autonomi e reattivi a richieste esterne senza appesantire il carico di lavoro della direzione legale, ove possibile; a livello internazionale, abbiamo poi a disposizione una serie di strumenti applicativi che, sfruttando la tecnologia proprietaria IBM (ad esempio Watson), forniscono in pochi secondi l’analisi di contratti complessi, facilitando l’individuazione delle clausole più sensibili secondo una classificazione interna IBM e alcune chat bot in grado di fornire prime risposte agli utenti su svariate tematiche. L’obiettivo è quello di liberare le nostre scrivanie virtuali da temi ricorrenti o attività che possono essere automatizzate, cambiando anche il modo in cui i nostri clienti dovranno interfacciarsi con il team legal. Sicuramente un grande cambiamento, soprattutto culturale.

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