Quanto guadagna un praticante avvocato? Ecco a quanto ammonta lo stipendio

Come funziona il tirocinio per aspiranti avvocati? Ecco quali mansioni svolge e quanto guadagna un praticante avvocato.
praticante avvocato

Dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza, il passo successivo per un aspirante avvocato è il praticantato. Ma di cosa si tratta? Ecco quali mansioni svolge e quanto guadagna un praticante avvocato.

Praticante avvocato: chi è e cosa può fare

Il praticante avvocato è colui che, dopo essersi laureato in Giurisprudenza, sta svolgendo il periodo di tirocinio o praticantato. Il passaggio attraverso la fase del praticantato è necessario per poter poi sostenere l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione.

Vediamo come funziona e quali sono i requisiti di questo tirocinio.

Come funziona il praticantato: caratteristiche e requisiti

Il tirocinio ha una durata di 18 mesi, nei quali il laureato apprende le competenze professionali e tutti quegli aspetti fondamentali per poter svolgere il mestiere in autonomia.

Tra le mansioni che il praticante avvocato è tenuto a svolgere durante il tirocinio ci sono le seguenti:

  • assistere alle udienze presso la Corte d’Appello o il Tribunale, per un minimo di 20 udienze a semestre
  • compilare il libretto, con una descrizione dettagliata delle attività svolte, da consegnare alla fine del praticantato all’Ordine degli avvocati per la validazione
  • sostenere presso l’Ordine degli avvocati dei colloqui per la verifica del corretto adempimento delle mansioni

Il praticantato deve inoltre rispettare dei requisiti per poter essere considerato valido, ovvero:

  • assiduità: è richiesto un minimo di 20 ore a settimana
  • diligenza: serve precisione e cura nello svolgimento delle attività
  • riservatezza: le informazioni di cui si viene in possesso devono rimanere private

A vigilare sul rispetto di questi requisiti è il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, che può verificarne lo stato tramite colloqui o controlli periodici.

La richiesta dell’abilitazione: cosa può fare il praticante abilitato

Dopo 6 mesi dall’iscrizione al Consiglio dell’Ordine degli avvocati, l’aspirante avvocato può richiedere l’abilitazione per poter esercitare in sostituzione al suo dominus, ovvero l’avvocato presso cui svolge il praticantato.

Se la domanda viene accettata, entro 30 giorni il Consiglio procede all’iscrizione dell’aspirante avvocato nel registro dei praticanti abilitati, dando così inizio al periodo di abilitazione, che dura 5 anni.

Il praticante abilitato può gestire personalmente alcune pratiche del dominus, e anche l’attività di consulenza e assistenza in ambito civile e penale in relazione a questioni di competenza del Giudice di Pace.

Conseguire l’abilitazione non è obbligatorio, ma può essere un modo per entrare maggiormente nel vivo della professione.

Come diventare praticante avvocato: le procedure da seguire

Il primo passo per iniziare il periodo di praticantato è il conseguimento della laurea in giurisprudenza o in scienze giuridiche. Non è tuttavia un requisito necessario: è possibile iniziare il tirocinio anche prima del conseguimento della laurea, purché ci sia un’iscrizione regolare all’ultimo anno di corso.

Successivamente, il laureato deve cercare uno studio in cui svolgere il praticantato, scegliendo un avvocato iscritto all’albo da almeno 5 anni, disposto a fare da tutor. La scelta può comunque essere modificata, ed è anche possibile avere due dominus, o tutor, nello stesso momento.

Il dominus può essere scelto in diversi modi: ci si può rivolgere a uno studio che si conosce già oppure consultare l’elenco messo a disposizione dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

Inoltre, è possibile svolgere il praticantato presso un Paese membro dell’Unione Europea per un massimo di 6 mesi o presso gli Uffici giudiziari territoriali per un massimo di 12 mesi. I restanti mesi devono comunque essere svolti in uno studio legale nel nostro Paese.

Il praticante avvocato deve poi iscriversi al Consiglio dell’Ordine degli avvocati, tramite la presentazione della domanda con allegati i relativi documenti. Deve inoltre pagare la tassa di iscrizione e un contributo annuale.

Viene poi consegnato al praticante un libretto, sul quale deve scrivere le udienze a cui prende parte durante il periodo di tirocinio. Le udienze minime richieste per superare il praticantato sono 20 a semestre.

Deve inoltre presentarsi nello studio legale prescelto per un numero previsto di ore e, contemporaneamente, seguire una serie di corsi obbligatori.

Quanto guadagna un praticante avvocato?

Il praticantato è sostanzialmente un tirocinio formativo, e, in quanto tale, non prevede una retribuzione. Il dominus può tuttavia decidere, dopo i primi mesi, di offrire un compenso all’avvocato praticante, sulla base delle ore di lavoro e delle attività svolte.

Generalmente al praticante avvocato viene garantito un rimborso spese, definito anche in base alla città in cui si svolge l’attività di tirocinio. Se lo studio legale si trova in una città con un alto costo della vita, è probabile che il rimborso sarà maggiore. Un altro criterio considerato è la fama dello studio legale: più è noto, maggiore sarà il rimborso spese.

Dopo i primi 6 mesi di tirocinio, il dominus può stipulare, a sua discrezione, un contratto con il praticante, nel quale viene stabilito un compenso lavorativo. Il guadagno è comunque determinato dall’apporto che il praticante avvocato porta allo studio legale.

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