La priorità, per il Governo, è mettere in campo quelle norme che sono rimaste in sospeso durante la Pandemia, a partire dall’effettivo recepimento della Direttiva sul whistleblowing e da una vera riforma degli ammortizzatori sociali. Lo afferma Livio Bossotto, partner responsabile del dipartimento Labour di Allen & Overy.
Quali sono gli effetti della fine dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro?
La Pandemia ha cambiato la percezione da parte del dipendente del luogo e del tempo di lavoro, con effetti positivi o negativi: nel primo caso, il dipendente ha maturato una maggiore consapevolezza ed attenzione verso il bilanciamento vita-lavoro, nel secondo ha vissuto la Pandemia come una fonte di tecnostress, con rischio di “burn-out”. Allo stesso modo, alcuni datori di lavoro hanno colto nell’emergenza sanitaria un’occasione di svolta e di cambiamento in senso positivo, altri in maniera più conservativa e meno moderna. Inoltre, la Pandemia ha generato più incertezza obbligando le imprese a ragionare non più sul lungo ma sul breve medio periodo.
Quali le questioni normative ancora in sospeso?
La nuova sfida, per il Governo, è mettere in campo quelle norme che sono rimaste in sospeso nel periodo della Pandemia, ovvero il dibattuto tema sui minimi salariali, ammortizzatori sociali, piena attuazione della direttiva sul whistleblowing, introduzione di un più completo diritto alla disconnessione nell’ambito dello smart working.