In accoglimento dell’opposizione, il 15 marzo u.s. il GIP ha invitato il PM ad effettuare le investigazioni suppletive sollecitate entro sei mesi
Andrea Saccucci e Giorgio Perroni, difensori della famiglia del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, deceduto nel gennaio 2015 in Pakistan, a seguito di un’operazione antiterrorismo americana condotta con un drone, il cui obiettivo era un compound jihadista legato ad Al Qaeda, hanno ottenuto, per la seconda volta, il rigetto della richiesta di archiviazione da parte del Giudice per le Indagini Preliminari di Roma, il quale ha disposto le indagini suppletive richieste dai legali.
In particolare, nell’ambito del relativo procedimento penale iscritto contro ignoti presso la Procura della Repubblica di Roma, nel maggio 2017 i Pubblici Ministeri avevano presentato una prima richiesta di archiviazione, asserendo che i reati di omicidio doloso e/o colposo (prospettati dagli Avv.ti Saccucci e Perroni in sede di querela) non fossero sussistenti, ritenendoli scriminati, atteso il contesto bellico di antiterrorismo in cui si sarebbero inseriti i fatti.
La richiesta di archiviazione era stata respinta dal Giudice per le Indagini Preliminari, il quale, accogliendo l’opposizione presentata dagli Avv.ti Saccucci e Perroni e l’istanza di indagini suppletive dagli stessi indicate, aveva disposto che si procedesse, mediante rogatoria internazionale, ad acquisire tutta la documentazione relativa al monitoraggio effettuato dal Counter Terrorism Center (CTC) sul compound anteriormente e successivamente agli strikes che avevano colpito Giovanni Lo Porto, nonché ad acquisire tutta la documentazione riguardante le indagini svolte dal Governo Statunitense a seguito di quanto accaduto.
Il Tribunale aveva anche disposto l’individuazione di coloro che hanno coordinato il monitoraggio del compound, gestito ed autorizzato gli stikes che lo hanno raso al suolo.
I Pubblici Ministeri avevano proceduto ad effettuare la rogatoria, ma gli USA avevano precisato che le informazioni richieste avrebbero pregiudicato “la sicurezza o altri interessi pubblici essenziali” e che, quindi, non erano in grado di fornire alcuna informazione.
Per tale motivo, nel giugno 2018 i Pubblici Ministeri hanno formulato una seconda richiesta di archiviazione, contro la quale gli avv.ti Saccucci e Perroni hanno nuovamente proposto opposizione, chiedendo che si svolgessero ulteriori investigazioni suppletive, consistenti:
1) nell’acquisizione, mediante rogatoria internazionale, di tutta la documentazione riguardante le indagini certamente svolte dalle autorità del Pakistan a seguito di quanto accaduto;
2) nell’acquisizione di tutte le informazioni in possesso delle autorità italiane circa la possibile localizzazione di Giovanni Lo Porto fra dicembre 2014 e gennaio 2015 e l’eventuale condivisione di tali informazioni con le autorità statunitensi.
In accoglimento dell’opposizione, il 15 marzo u.s. il GIP ha invitato il PM ad effettuare le investigazioni suppletive sollecitate entro sei mesi.