Il regime forfettario rappresenta una delle opzioni più interessanti per i professionisti che operano come psicologi. Questo regime fiscale agevolato, infatti, consente di beneficiare di un’imposta sostitutiva ridotta e di una semplificazione degli adempimenti burocratici e contabili. Optare per il regime forfettario può comportare degli indubbi vantaggi economici, soprattutto per chi ha un volume d’affari contenuto, permettendo di ridurre nel suo complesso il carico fiscale. Di contro, è importante valutare con attenzione questo passo perché, com’è ovvio che sia, ci sono vantaggi ma anche limitazioni.
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Partita IVA da psicologo: quali opzioni?
Come anticipato, uno psicologo che decide di diventare un libero professionista ha di fronte a sé due strade. Nello specifico, può optare per il regime forfetario o in alternativa per il regime semplificato e ordinario. Ogni scelta ha i suoi pro e i suoi contro, e deve essere il frutto di una valutazione attenta e a 360 gradi della propria attività. Un discorso che riguarda soprattutto le tasse da pagare e il già citato carico fiscale.
Il regime forfetario conviene davvero?
Se si decide di aprire partita IVA da psicologo optando per il forfetario, come spiegano anche alcuni approfondimenti online scritti da esperti del settore, si potrà godere di diversi vantaggi. In primo luogo, un’imposta sostitutiva agevolata corrispondente al 5% dell’imponibile (78% del reddito) per i primi 5 anni, che passerà poi al 15%. Si verrà inoltre esentati dalla rendicontazione IVA, il che ovviamente andrà ad incidere in modo positivo sugli impegni burocratici che lo psicologo affronta. Naturalmente è bene informarsi sui paletti imposti dall’Agenzia delle Entrate per poter scegliere questo regime: si parla ad esempio dei ricavi, che non devono aver superato quota 85 mila euro l’anno precedente.
Il regime ordinario semplificato per psicologi
Come detto, non tutti gli psicologi hanno la possibilità di accedere al regime forfettario in sede di apertura della partita IVA. Ciò avviene, com’è facile intuire, se non si rispettano le condizioni poste dall’Agenzia delle Entrate. In tal caso si può optare per il regime ordinario semplificato, che ha comunque i suoi benefici. Si fa riferimento nello specifico alla gestione della contabilità, che risulta più rapida e semplice rispetto al regime ordinario classico. Inoltre, al di là del regime scelto, ogni psicologo può semplificare ulteriormente tali operazioni con una app per gestione fatture come Gesto, che è stata appositamente progettata per questa professione.
Tornando al regime ordinario semplificato, il professionista deve comunque gestire alcuni aspetti come i registri IVA, il registro incassi e pagamenti, il registro dei beni che si deprezzano negli anni, e il Libro Unico del Lavoro se si hanno dipendenti a carico. Inoltre, è necessario compilare l’esterometro e gli ISA, ovvero gli indici sintetici di affidabilità. Infine, che si scelga il forfetario o meno, in ogni caso è bene affidarsi ad un commercialista esperto per la gestione di ognuno di questi impegni fiscali.
Conclusioni
In conclusione, la scelta tra il regime forfettario e quello ordinario semplificato deve avvenire tenendo conto di una serie di aspetti, che riguardano sia le proprie esigenze sia il volume d’affari. Non esiste un’opzione giusta a priori ma, come sempre, il commercialista può fornire degli spunti preziosi per prendere una decisione corretta.