Speciale Compliance 231: l’impatto del Decreto Whistleblowing sui modelli organizzativi

Emanuela Santini, Avvocato presso lo Studio Legale Brugnoletti & Associati, parla di come è cambiato il settore della compliance in seguito al recepimento della Direttiva 2019/1937 sulla Whistleblowing.

Emanuela Santini, Avvocato presso lo Studio Legale Brugnoletti & Associati, parla di come è cambiato il settore della compliance in seguito al recepimento della Direttiva 2019/1937 sulla Whistleblowing, dei possibili strumenti che possono essere utili a conferire maggiore certezza alla compliance 231 e di come questo settore si “accorda” con il Diritto amministrativo.

Come cambia il Modello Organizzativo ex d.lgs. 231 del 2001 ai sensi del d.lgs. 24 del 2023 in tema di Whistleblowing?

Con d.lgs. 24/2023 è stata recepita la Direttiva 2019/1937 sulla Whistleblowing: dal 15 luglio le società con più di 250 dipendenti (e dal 17 dicembre quelle con più di 50 dipendenti) dovranno obbligatoriamente prevedere dei canali interni riservati per la segnalazione degli illeciti eventualmente commessi in azienda, pena rilevanti sanzioni di laurea. La Whistleblowing impatta sui modelli organizzativi 231/2001, poiché riguarda anche illeciti rilevanti per quest’ultima normativa: i modelli dovranno dunque adeguare le proprie procedure per evitare la responsabilità della società; anche gli Organismi di Vigilanza dovranno estendere i propri compiti di controllo per verificare l’adeguatezza dei canali informativi. 

Quali sono gli strumenti che possono essere utilizzate al fine di dare maggior certezza alla compliance 231?

Frequentemente la Procura della Repubblica, nell’indagare su possibili reati, non tiene conto dei modelli organizzativi: tale “diffidenza” nasce sia perché ci si impatta spesso in modelli “ridondanti”, ma poco efficaci, sia dal sospetto di una ricostruzione “a posteriori” delle azioni.

Per superare quest’ultima criticità, una start up innovativa siciliana (Alphard Technologies S.r.l.), coadiuvata dallo studio legale Brugnoletti & Associati, ha applicato la tecnologia blockchain ai modelli di compliance; sperimentando per la prima volta, presso l’Ospedale di Cefalù, l’inserimento in blockchain di tutti i processi previsti nel modello organizzativo: riteniamo che la “certezza” del dato, assicurata dalla blockchain, assicurerà maggiore “copertura” aziendale dei Modelli 231.

Lo studio nel quale lavora è specializzato nel Diritto amministrativo e, in particolar modo, negli appalti pubblici. Come si “accorda” il tema della compliance 231 in questo settore professionale?

Con il nuovo codice dei contratti pubblici (il d.lgs. 36/2023, diventato efficace lo scorso 1° luglio), il legislatore ha dato maggiore rilevanza agli illeciti previsti dal d.lgs. 231/2001: oltre a ribadire l’esclusione dalle gare in caso di sanzione interdittiva, il nuovo codice ha dato rilevanza anche all’avvio dei procedimenti 231 ed anche alle sanzioni pecuniarie, che potranno essere valutate dalla stazione appaltante quale l’illecito professionale.

Tali novità impattano fortemente su chi opera nel mercato pubblico, che dovrà porre maggiore attenzione al proprio modello al fine di evitare conseguenze dannose nelle gare.

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