Sport tra diritto team building e funzione educatrice

Nella nuova puntata di Doppio Binario, si è parlato di sport, di team building e anche della sua funzione educatrice per i giovani l’avvocato Carlo Malinconico, Fondatore dell'omonimo Studio Legale Malinconico e con Alfredo Biagini, avvocato e presidente del Lazio Rugby.

Nella nuova puntata di Doppio Binario, si è parlato di sport, di team building e anche della sua funzione educatrice per i giovani l’avvocato Carlo Malinconico, Fondatore dell’omonimo Studio Legale Malinconico e con Alfredo Biagini, avvocato e presidente del Lazio Rugby.

Quali sono le principali qualità che lo sport può trasmettere all’ordinamento giuridico generale ma anche alla società?
Carlo Malinconico. Ma il senz’altro gli sport a valori che son,o che si trasmettono sia alla società come le diceva, sia anche al mondo del diritto, cominciando dalla società perché poi il valore fondamentale della educazione sportiva sta proprio nella l’apporto che può dare alla formazione sana della società e qui devo dire la verità da sempre io ho ricollegato e credo che sia una costatazione unanime, i valori dello sport ha una importante funzione sociale che è una funzione che si compendia nel fatto che lo sport abbia una funzione educatrice molto molto significativa. Basta pensare che in Canada in modo corretto, anche per i più estroversi giovani questa loro esuberanza in regole nel rispetto delle regole che devono essere rispettate, osservate per la competizione sportiva e anche senza arrivare a livello agonistico però anche nello sport dilettantistico la funzione e di educazione che può realizzare. Lo sport è veramente importante dal punto di vista invece più ampio quello del diritto, cui lei faceva riferimento, è anche l’importanza dello sport e significativa basta pensare che senza ricordare o fare le noiose citazioni, però lo sport è considerato sempre dal diritto, come un settore sezionale perché così cioè che è bene che sia regolato da disposizioni che in qualche modo prevedono una certa autonomia degli organi sportivi. Quindi il fatto che l’ordinamento statale ha una funzione che ovviamente onnicomprensiva, però poi si articola in una serie di ordinamenti tra cui quello dello sport che ha una grande importanza dimostra che la pluralità delle manifestazioni sociali ha bisogno di un rigo di regolamentazioni ad hoc specifiche.

Quale sono dunque le difficoltà che incontra nello sviluppo della sua attività?
Alfredo Biagini. Io mi ricollego a quello che ha illustrato il professor Malinconico, l’ordinamento sportivo è per legge un ordinamento autonomo rispetto a quello statuale ma quali sono le finalità dell’ordinamento sportivo è perché c’è un ordinamento autonomo il professore ha fatto riferimento alle regole. Vorrei ricordare che il significato di disciplina è quello di regola non di costrizione la costruzione poi determina ordinamenti come posso dire repressivi ma in un ordinamento generale democratico la disciplina e l’educazione alle regole. Ecco credo che lo sport è una pratica sportiva, è una palestra per inculcare o cercare di inculcare nei giovani che si avvicinano a qualsiasi pratica sportiva la disciplina intesa come rispetto delle regole che è poi un come posso dire connotato del cittadino. In realtà quindi lo sport ha un senso non solo e non tanto per l’attività agonistica che poi diventa come posso dire la rappresentazione massimale dello sport, ma come pratica sportiva quindi come pratica di base e oltre che una un attività preordinata al beneficio motorio il beneficio fisico soprattutto una attività protesa ad inculcare il sito della disciplina che è un principio del rispetto delle regole. Quindi lei mi faceva la domanda a quale difficoltà incontra nell’ attività di presidente di una società sportiva che nel caso specifico è una società sportiva di rugby, io non parlerei immediatamente delle difficoltà operative e che si incontrano nella gestione di una di una realtà articolata e complessa che comunque è commisurato al numero dei tesserati noi ne abbiamo circa 350, quindi le difficoltà organizzative, ma parlerei proprio della difficoltà di rappresentare ai giovani che il problema dello sport non è praticarlo per ambire immediatamente a diventare un atleta di primo livello, ma è un attività preordinata direttamente immediatamente a raccontare come la disciplina, è un elemento che poi caratterizza la vita di tutti noi quali cittadini e questo credo che sia la missione che le società sportive debbono nella parte di attività di base rivestire proprio perché lo sport, il professore parlava di ordinamento, perché lo sport sebbene ordinamento autonomo all’ordinamento che sta nella nostra società e che deve propugnare il miglioramento dei giovani per essere dei cittadini migliori questo determina e non lo dico per rappresentare chissà quale difficoltà, ma determina un approccio quasi pedagogico non solo con i giovani atleti o i giovani che si approcciano una tv a sportiva ma anche un poco le famiglie perché necessariamente vicino al concetto della regola bisogna anche poi cercare di trasmettere il principio della comunità, che è la comunità della società della squadra nella quale uno svolge l’attività sportiva ma anche anche la comunità sociale.

Quali differenze si potrebbero cogliere nell’ambito del diritto ma anche pensando ad esempio alla recente vicenda relativamente all’organizzazione dei giochi olimpici?
Carlo Malinconico. La ringrazio di questa domanda perché effettivamente io comincerei proprio da questa seconda parte breve per non esagerare nel tempo. Effettivamente in questa vicenda che poi ha dato luogo proprio ieri all’auto un decreto legge per cercare di sanare questa situazione che si era venuta a creare che rischiava di metterci come dire fuori dai giochi olimpici e che avrebbe avuto un effetto molto grave. Questo mi induce a sottolineare che effettivamente non dovevamo svolto compiere questo errore perché è sintomo anche di un mancato approfondimento e sono meccanismi molto delicati. Bisogna intervenire solo con una adeguata istruttoria per evitare che possiamo essere considerati come non compliance con regole internazionali e questo sarebbe gravissimo. Noi abbiamo visto le atleti sfilare a titolo individuale per motivi politici per noi arrivare a questa ad un risultato del genere sarebbe stato veramente una sconfessione di quello che noi abbiamo sempre insegnato e quindi ecco davvero mi sembra che sotto il profilo anche internazionale dobbiamo tener conto proprio di questa realtà e di queste regole internazionali che ci costringono a comportamenti virtuosi in sostanza.

Quali sono le criticità specifiche nel mondo del rugby, proprio con riferimento anche questo particolare momento storico?
Alfredo Biagini. Insomma con la pandemia purtroppo ancora in corso ma guardi, io ho un dato relativamente alle criticità collegate all’emergenza sanitaria mediamente ogni settimana vengono disputate 550 tra le 550 e 600 partite di rugby, ovviamente dalle categorie giovanili fino alle categorie senior. Se nelle varie categorie di sei anni di top 10 serie a serie b serie c attualmente da ottobre è svolto esclusivamente il campionato di top 10 che è arrivato oggi alla sua decima giornata. In realtà credo che ogni squadra che di partecipa abbia da recuperare dalle tre alle cinque partite perché sono state rinviate per problemi sanitari. I problemi però del rugby credo che siano che siano antichi, non sono stati provocati dall’emergenza sanitaria che pure ovviamente oggi condiziona l’attività sportiva. Lei immagini che tutti i giovani che partecipano all’attività giovanile oggi non possono fare contatto quindi immagini allenare delle squadre di rugby senza che possano fare contatto. Al di là della noia perché fanno esclusivamente atletica e quindi non è che si divertano molto, ma anche dal punto di vista tecnico è un periodo perso, però i problemi sono atavici io li divido in qualche categoria: l’impiantistica, lo sviluppo dei dirigenti, il chilometraggio. Si dirà perché il chilometraggio? Perché purtroppo o per fortuna non lo so ma dipende dalle visioni il rugby oggi è molto concentrato nel nord Italia, Lombardia, Veneto, Emilia. Quindi lei può immaginare con una squadra siciliana, una società siciliana deve affrontare la propria attività dovevo appunto sobbarcarsi di costi spese in termini di bilancio e ovviamente io parlo di piccole realtà non parlo di attività che partecipano al campionato di top 10 che comunque è un campionato domestico di primo livello il quale si ferma a Roma le squadre vi partecipano sono lombarde venete emiliane e due romane una peraltro è rappresentata dalla fiamme oro che potrebbe che essendo polizia di stato potrebbero stare in qualsiasi parte d’Italia quindi sostanzialmente i problemi sono questi il problema più importante ritengo sia quello dell’impiantistica credo che l’Italia ha il suo malinconico sarà più potrebbe essere più preciso di me l’ Italia soffre di carenza di impianti sportivi in particolare nel rugby e quando si discute dello sviluppo del rugby nel nord piuttosto che nel sud e perché le norme nel nord amministrazioni locali virtuose hanno ormai per tradizione messo a disposizione impianti di primissimo livello ai loro club che partecipano ai campionati di rugby nel resto d’Italia la questione è un po più complicata e sull’impiantistica sportiva credo che andrebbe come posso dire organizzato un intervento normativo per assicurarne lo sviluppo perché poi senza impianti non si fa sport senza sport tutto quello che abbiamo detto prima sul piano delle regole della disciplina dello sviluppo come posso dire psicologico e fisico motorio dei giovani non c’è è inutile che faccio una polemica solita che nei paesi stranieri nei paesi anche quelli con cui l’italia si confronta a livello internazionale del rugby la scuola svolge ovviamente la parte principale nella formazione sportiva degli atleti credo che da noi nero dei giovani credo che da noi insomma tutti quanti possiamo convenire che il il 13 linea sportiva nella scuola sono assolutamente decisive.

Nella seconda parte di Doppio Binario si è continuato a parlare di sport, concentrandosi sulle funzioni che lo sport ha a livello lavorativo e al team building su cui ha avuto chiaramente un impatto significativo la crisi e l’emergenza sanitaria. Se ne è discusso con l’avvocato Carlo Malinconico, Fondatore dello Studio Legale Malinconico e con Valerio Bernabò, ex rugbista che ha militato nella Nazionale Italiana.

A livello di team building, come viene applicato questo concetto all’interno degli studi legali?
Carlo Malinconico. Allora come le diceva effettivamente soprattutto nella esperienza che abbiamo fatto recentemente abbiamo visto quanto è importante la socialità condividere con amici colleghi non solo il tempo libero ma anche proprio nell’attività lavorativa è questa questa necessità si avverte in modo particolare in tutte le organizzazioni sociali quindi naturalmente anche negli studi legali perché anche gli studi legali naturalmente sono sia pure di limitate dimensioni sono però comunque delle collettività in cui ci si confronta si deve avere uno spirito di appartenenza bisogna cercare di arrivare ad aa risultati significativi insomma bisogna fare squadra e quindi questo aspetto che è comune a tutte le organizzazioni sociali e anche nel nostro piccolo al agli studi legali e quindi al c’è la necessità proprio di finalizzare di motivare chi ha partecipa a questa sì in questa questa intrapresa per cercare di ottenere il massimo risultato mettendo tutti in condizione di lavorare al meglio. Il lavoro devo dire obiettivamente per noi deve essere soprattutto una gratificazione. certo è pesante e getti momenti complesso ci sono scadenze c c’è uno stress particolare da affrontare però è chiaro che lo spirito di squadra, lo spirito di appartenenza questa capacità di condividere questi obiettivi da realizzare, sono elementi fondanti di ogni organizzazione sociale e anche quindi degli studi legali. Quindi io mi fermerei su questo punto soprattutto la necessità di dare motivazione e di dare spirito di appartenenza perché poi è anche questo un orgoglio che diviene bene dalla dall’attività lavorativa e io vedo alle spalle di Valerio Bernabò l’anno marina la tuta della nazionale italiana di rugby che io poi ho ricevuto quando c’è stato un incontro a palazzo Chigi qualche anno fa e che ancora ricordo quel momento come un momento particolarmente commovente e di motivazione ecco quindi per me lo spirito di appartenenza anche per superare i motivi i momenti più difficili dell’attività lavorativa e un valore assolutamente fondamentale.

Che tipo di funzione educativa può avere per i giovani da uno sport come il rugby che lei ha praticato ai massimi livelli?
Valerio Bernabò. Io innanzitutto ho iniziato a giocare a rugby tanti tanti centimetri fa, quindi considerata come professionisti ma ad dall’oggi al domani ho cominciato anch’io ho coda da bambino quindi quando proprio vero che meno circa 9 anni. Questo per dire che lo sport in generale qualunque esso sia, sono profondamente convinto di questo una funzione che è innanzitutto la funzione sociale una funzione educativa ogni ogni tipo di sport ha delle peculiarità e delle una costruzione interna che comunque insegnato che eliminate di mina che schifo in base anche al punto ha come proprio strutturare la disciplina sportiva io ho giocato per tutta la vita per lo sport di squadra forse lo sport di squadra passatemi il termine un po per eccellenza però sono sempre rimasto molto affascinato anche dalle dinamiche che coinvolgono lo sport nello sport individuale viene da pensare non alla negazione nota bene un nota Torino che quante vasche ma siamo nel corso della loro carriera per arrivare a certi livelli o degli atleti del quale ci ho sempre invidiato e si preparano quattro anni per recarti tutto in una in una singola gara quindi tutti quei processi che la forza mentale che serve per essere pronti in quel giorno ad essere più forti dell’avversario in quel giorno lo sport dicevo un po per eccellenza perché racchiude un po tutto questo quindi la disciplina individuale a servizio del collettivo a molte specificità uno sport spesso detto che uno sport per tutti perché è così per tutte le palle gli alti alti in poi bossi proprio che i ragazzi di un po più robusti anche il mingherlino veloce e scaltro diventa diventa quindi la sfida vera non quella di trovare un una sinfonia comune dove ognuno è responsabile del proprio compito portarlo a termine per arrivare diciamo a meta tutti tutti quanti insieme può sembrare un po retorico ma la sostanza poi questo è un rally ad esempio si attacca e si difende tutti insieme quindi è uno sport di totale totale e costante adattamento e questo diciamo nella sua peculiarità ha sicuramente tanto tanto da raccontare per poi il punto passare a tutto ciò che riguarda noi rispetto delle regole che che è la normalità perché è vissuto così sino appunto da quando da quando sia i bambini solo il capitano come ad esempio parlare con l’arbitro non ha concesso agli altri giocatori rivolgersi al direttore di gara pena appena appunto di prendere un cartellino giallo che lascia la propria storia 14 oppure di perdere del terreno quindi 10 10 metri di terreno che potete immaginare nel rugby non sono proprio facilissimi da conquistare e quindi sa proprio come diceva nemici sono quindi la struttura del gioco che che insegna anche a vivere.

Da voi in studio, come funziona?
Carlo Malinconico. Ma da noi non utilizziamo tutti questi strumenti tecnologici perché siamo un po costretti no anche le udienze si fanno ormai quantomeno nel diritto amministrativo che noi trattiamo da remoto e quindi con collegamenti chi ci abituiamo a questa a questa nuova modalità però è chiaro che questo dobbiamo compensarlo con altre misure con altre per per evitare insomma che ci sia una qualche da disaffezione dal lavoro dalle dalla nostra dalla nostra attività perché per un avvocato il contatto con i colleghi con i clienti è sempre stato un aspetto assolutamente determinate quindi dobbiamo un po riconvertirsi a questa nuova modalità di lavoro è certamente abbiamo avvertito la necessità proprio di fare squadra ancora a maggior ragione ancora di più per appunto superare queste difficoltà che incontriamo nella recente pandemia ecco quindi abbiamo ecco perché abbiamo voluto può sottolineare queste esigenze proprio immaginando di rivolgerci a chi ha fatto il team building come come attività sportiva e poi lo ha trasferito anche a all’attività anche perché così aziendale nou dove occorre trovare qualche forma di coinvolgimento e di motivazione ecco questo è un aspetto su cui noi stiamo lavorando non possiamo non posso dire che abbiamo raggiunto già di risultati significativi però è un trend che noi vogliamo continuare a sviluppare proprio perché riteniamo che questa anche proprio questa situazione in particolare ma anche più in generale anche quando si supererà quando ci auguriamo questa questa emergenza pandemica nel ci sarà la necessità perché proprio il mondo attuale il mondo moderno che ci richiede un cambiamento di valori anche di graduazione di queste dei valori per cercare di dare al lavoro che certamente la parte fondamentale di ogni vita nostra fu di dare una valenza importante proprio per cercare di migliorare la collettività e anche il manu sanità individuale.

Il rugby cosa può insegnare da questo punto di vista?
Valerio Bernabò. Si allora io già nel corso della carriera mi sono occupato di attività di formazione aziendale attraverso lo sport certamente in particolare nel mio caso nel mio caso di rugby non mi piace molto se devo essere sincera chiamarlo team building perché mi sembra un po un po riduttivo è chiaramente attivare dei processi all’interno delle aziende facendo vivere un’esperienza che possa sembrare apparentemente molto distante dal mondo aziendale ma in realtà vive di dinamiche profondamente sovrapponibili quando che lo spettatore vede il sabato è solamente la punta di un iceberg e di una costruzione settimanale che prevede lavori di reparto l’anno di individuare i lavori di analisi video lavori di annunci video sull’avversario sulla propria squadra e anche sull’arbitro per arrivare il sabato pronti a performare negli ottanta minuti in questo senso attraverso appunto di attività in questo caso il mio caso esperenziale ma costruite allineandosi con le esigenze delle aziende quindi cercare di andare alla radice del dell’area di intervento di miglioramento e costruire degli esercizi di campo da poter fare a a chiunque all’interno dell’azienda quindi da maschio maschio femmina più o meno grande di età chiaramente in tutto il massima sicurezza ma che vanno a riprodurre con il gioco le dinamiche su cui si vuole intervenire che possono essere dinamiche di leadership di di comunicazione di comunicazione efficace dinamiche che tendono appunto a stimolare un approccio proattivo sono tutte qualità che sono insiti all’interno dell’azienda ma che vanno chiaramente analizzate e profondamente poi poi alimentate il tutto questo chiaramente ha affiancato da chi fa coaching della formazione la propria professione sarebbero in proprio che io mi mettessi appunto a parlare a pontificare cercando di spiegare un qualcosa che vada anche oltre in un ambito di competenza chiaramente poi con un percorso di studi che abbiamo effettuato in economia con indirizzo sport management è stata l’occasione no per per dare forma e consistenza alle competenze diciamo soste acquisite sul campo da rugby e quindi appunto poi in particolar modo da quando sono regista pensionato sono passato dal ballato scuro lo chiamano i miei ex compagni di squadra quindi quella del mondo del mondo del lavoro dove chiaramente ancora più mi si sono palesate queste dinamiche fortemente simili che avvengono appunto all’interno di una scuola di randy all’interno di qualsiasi organizzazione di cui appunto a cui faceva riferimento anche l’avvocato in precedenza.

@Trascrizione Automatica

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