La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17912 depositata di recente, ha stabilito un principio fondamentale: gli straordinari nel pubblico impiego devono essere sempre retribuiti, indipendentemente dalle violazioni di regole contrattuali o dai limiti di spesa. Questo principio è basato su disposizioni costituzionali e normative che proteggono i diritti dei lavoratori.
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Il contesto della sentenza
La sentenza della Corte di Cassazione è stata emessa in risposta al ricorso di un infermiere della ASP di Reggio Calabria. L’infermiere aveva richiesto il pagamento per le prestazioni aggiuntive svolte nel servizio di dialisi estiva nel 2013, prestazioni che erano state pagate negli anni precedenti e successivi ma non in quell’anno.
Il caso specifico
L’infermiere aveva fornito servizi aggiuntivi durante il periodo estivo, rivolti anche ai pazienti provenienti da altre regioni. Tuttavia, la Corte di merito aveva inizialmente respinto la domanda, poiché mancavano le prove dei requisiti necessari, come l’autorizzazione regionale e le condizioni specifiche dei lavoratori.
La decisione della Suprema Corte
La Suprema Corte ha ribaltato la decisione precedente, affermando che l’attività lavorativa oltre il debito orario dà diritto alla retribuzione per lavoro straordinario, purché ci sia il consenso del datore di lavoro, sia esso esplicito o implicito.
I principi giuridici alla base della sentenza
L’articolo 36 della Costituzione
La Corte di Cassazione ha richiamato l’articolo 36 della Costituzione italiana, che sancisce il diritto dei lavoratori a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del loro lavoro. Questo principio costituzionale prevale su qualsiasi regolamentazione contrattuale o vincolo di spesa.
L’articolo 2126 del Codice Civile
Un altro riferimento fondamentale è l’articolo 2126 del Codice Civile, che garantisce il pagamento per il lavoro prestato anche in assenza di un valido contratto. Questo articolo è stato applicato in modo da tutelare i lavoratori che hanno effettivamente svolto attività lavorative, anche se in violazione di regolamenti o autorizzazioni.
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Le implicazioni della sentenza per il pubblico impiego
La retribuzione degli straordinari
La sentenza stabilisce chiaramente che gli straordinari devono essere pagati, a prescindere dalle autorizzazioni formali o dai limiti di spesa pubblica. Questo principio si applica non solo ai casi specifici come quello dell’infermiere di Reggio Calabria, ma a tutti i dipendenti pubblici che si trovano in situazioni simili.
La responsabilità dei funzionari
La Corte ha anche chiarito che la responsabilità per le violazioni delle regole di spesa ricade sui funzionari preposti, non sui lavoratori. I lavoratori devono essere retribuiti per il lavoro svolto, mentre eventuali violazioni amministrative devono essere gestite a livello di responsabilità dirigenziale.
Il consenso del datore di lavoro
Il consenso del datore di lavoro, sia esso esplicito o implicito, è sufficiente per giustificare il pagamento degli straordinari. Anche un consenso implicito rende necessario il pagamento delle prestazioni aggiuntive.
L’evoluzione giurisprudenziale e normativa
La sentenza della Corte Costituzionale n. 8 del 2023
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 8 del 27 gennaio 2023, ha ribadito che l’articolo 2126 del Codice Civile protegge i diritti dei lavoratori a essere retribuiti per le attività lavorative effettivamente svolte, anche se queste risultano giuridicamente non dovute. Questa protezione giustifica il diritto al corrispettivo e l’irripetibilità dei pagamenti effettuati.
La contrattazione collettiva e i limiti di spesa
Nonostante le previsioni della contrattazione collettiva e le normative sui limiti di spesa, il principio stabilito dall’articolo 2126 del Codice Civile integra queste regole. Quando un lavoratore svolge attività straordinarie con il consenso del datore di lavoro, il diritto alla retribuzione prevale.
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