Un mercato del lavoro tra luci e ombre

Tante sono le novità che attendono il mercato del lavoro nei prossimi mesi. Tatiana Biagioni, Presidente di Agi (Avvocati Giuslavoristi Italiani) fa una sintesi dei provvedimenti favorevoli, che vanno dagli esoneri contributivi ai nuovi congedi parentali, e di quelli discutibili, legati alle prestazioni occasionali e al reddito di cittadinanza.
Affinchè il cambio di rotta sia reale, però, è necessario, secondo Biagioni, puntare sulla valorizzazione delle professionalità dei giovani, sull’adeguatezza dell’inquadramento contrattuale e sulla formazione continua. Senza dimenticare la parità di genere.

La Legge di Bilancio per l’anno 2023 è destinata ad avere un significativo impatto sul mercato del lavoro. Quali sono a suo avviso i fronti aperti su cui è necessario un immediato intervento legislativo?
Tutti gli interventi legislativi hanno luci ed ombre. Per esempio, tra le iniziative da valutare: la misura che prevede l’esonero totale (nel limite di 8.000 euro) per i datori di lavoro che assumono, tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2023, a tempo indeterminato, i lavoratori beneficiari del reddito di cittadinanza, ma anche le agevolazioni per l’assunzione di personale femminile.
Quindi alcuni aspetti che incidono sul mercato del lavoro per i più giovani: si conferma, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, lo strumento dell’esonero contributivo per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato dei lavoratori che non hanno compiuto 36 anni.
Meritano di essere citate le misure relative al congedo parentale e all’incremento del quantum dell’assegno unico che, pur non indirizzate direttamente ai giovani, mirano senz’altro a garantire ai medesimi una miglior conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro.
In particolare, la legge di bilancio 2023 prevede un ulteriore mese di congedo facoltativo di maternità o, in alternativa, di paternità, retribuito all’80%, fino al sesto mese del bambino.
Più controversa, e da verificare per le ricadute concrete, la revisione della disciplina delle prestazioni occasionali e dell’istituto del reddito di cittadinanza anche in considerazione della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea che ha ritenuto la riforma non “in linea con il diritto dell’Ue in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale”.
Osservando le misure da una prospettiva di maggior ampiezza, ritengo che queste rischiano di essere però solo dei correttivi, in assenza di un ripensamento complessivo del sistema che deve orientarsi ben oltre la mera riduzione del costo del lavoro, puntando a valorizzare la professionalità dei giovani e a garantire loro l’adeguatezza dell’inquadramento contrattuale alle esperienze professionali e formative pregresse oltre che ad incentivare la formazione in vista di future progressioni di carriera.

Parità di genere nel mondo del lavoro. A che punto siamo e cosa va ancora fatto per ridurre le disparità?
Abbiamo fatto passi in avanti, penso agli sgravi fiscali introdotti dal decreto-legge di ottobre 2022 che prevedono un esonero contributivo dell’1% sui contributi previdenziali per il datore di lavoro che abbia conseguito la certificazione della parità di genere; oppure al Fondo di 2 milioni di euro per sostenere parità salariale e pari opportunità sul lavoro.
Sono misure giuste, ma insufficienti. Al di là dei singoli interventi c’è bisogno di una riflessione più ampia: dobbiamo investire in servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale; incoraggiare responsabilità condivise all’interno della famiglia.
È una “battaglia” culturale ed economica: l’Istituto Europeo per la Parità di Genere afferma che una piena gender equality aiuterebbe un’economia più competitiva e prospera, con un aumento del PIL pro capite dal 6,1 al 9,6%. In questo contesto è incomprensibile aver tolto nel nuovo Codice degli appalti i meccanismi di premialità legati alla certificazione di genere.
Il futuro delle politiche di parità è incentrato sulla trasparenza e sulla premialità, se si cede anche solo su uno di questi parametri si rischia di lasciare l’Italia indietro. Speriamo si corregga presto questa scelta.

Quali sfide attenderanno i giuslavoristi nel 2023?
Iniziamo col dire che abbiamo ottenuto grandi risultati: penso alle iniziative per il superamento del Rito Fornero e per l’estensione della negoziazione assistita alle materie di lavoro. Un altro obiettivo raggiunto è l’approvazione delle specializzazioni forensi che però devono finalmente essere messe a regime. Le prossime sfide dei giuslavoristi sono le stesse che attendono tutta l’Avvocatura: una formazione di qualità (soprattutto per noi, che ci muoviamo in un mercato del lavoro in continua evoluzione), le società e le aggregazioni tra professionisti, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli studi e nelle aule dei tribunali in ausilio e a sostegno al sistema giustizia e non in alternativa o in sostituzione.
In materia di certificazione di parità penso al ruolo centrale dei giuslavoristi in tema di consulenza sulle politiche di pari opportunità.

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