Maggiore tutela per chi segnala illeciti all’interno di un’organizzazione, una cultura lavorativa basata su trasparenza e responsabilità: questi, secondo Tina Gullì, fondatrice e titolare dello Studio Gullì, i possibili scenari aperti dall’introduzione del decreto whistleblowing. Tuttavia, secondo la dottoressa Gullì, affinché il whistleblowing diventi una realtà concreta, è fondamentale investire in formazione, comunicazione e informazione verso i dipendenti. Inoltre, per i consulenti, l’adozione di un approccio di compliance integrata si rivela cruciale.
Il 30 marzo 2023 è entrato in vigore il decreto legislativo n.24/2023, introducendo il tema del whistleblowing in Italia. Circa un anno dopo, a suo parere, a che punto siamo?
Dopo circa un anno dall’entrata in vigore in Italia, l’istituzione del whistleblowing dovrebbe garantire una migliore protezione per coloro che segnalano violazioni e una maggiore tutela dell’integrità, sia nel settore pubblico che in quello privato. È cruciale evitare che l’opportunità del whistleblowing “istituzionalizzato” rimanga unicamente sulla carta.
Pertanto, è essenziale concentrarsi sulle esperienze individuali dei whistleblower, incoraggiando i dipendenti a segnalare e creando un ambiente organizzativo favorevole per coloro che lo fanno.
Il 17 dicembre è stato fatto un ulteriore passo in materia di whistleblowing: come commenta questo avvenimento? È senza dubbio un importante cambio di passo.
Certamente, questo rappresenta un significativo cambio di paradigma poiché favorirà lo sviluppo di una cultura lavorativa improntata alla trasparenza e alla responsabilità, con particolare attenzione verso i dipendenti. Tuttavia, gli effetti positivi si estenderanno anche alle imprese stesse, poiché ne deriveranno una serie di vantaggi quali il successo, la reputazione consolidata, la solidità finanziaria e molte altre opportunità ancora.
Il suo studio si occupa, tra le altre cose, di consulenza aziendale e consulenza societaria. In questi rispettivi campi, che impatto crede abbia avuto e/o stia avendo il decreto whistleblowing?
Un elemento di rilevante importanza per l’efficace attuazione del sistema di whistleblowing nel settore della consulenza aziendale e societaria è l’impatto significativo derivante dall’attività di formazione, comunicazione e informazione rivolta ai dipendenti in merito alla questione specifica. Quando questa attività viene concretamente svolta, si dimostra la volontà delle società di essere attivamente coinvolta nella prevenzione di violazioni e/o illeciti penali, nell’assicurare la protezione del segnalante e nella promozione della collaborazione dei dipendenti per il raggiungimento concreto degli obiettivi di legalità.
Un’ottima prassi di mercato consiste nell’organizzare annualmente sessioni formative per i dipendenti, garantendo una maggiore continuità nella sensibilizzazione riguardo alle finalità del whistleblowing e sulla procedura da seguire.
A suo parere, quali sono gli effetti del decreto sul ruolo del consulente?
L’impatto del decreto rappresenta una nuova sfida per le società di consulenza e per i professionisti del settore. Questa sfida consiste nel garantire un ruolo di primo piano nella ricerca di un equilibrio tra il rispetto delle normative vigenti, le esigenze di controllo e formazione, e la necessità di mantenere alti livelli di efficienza aziendale. Tutto ciò deve avvenire nell’ambito di un approccio di compliance integrata, che consenta ai consulenti di trarre vantaggio dai benefici competitivi derivanti dalla conformità normativa, con una gestione ottimale dei costi e degli sforzi necessari.